La pratica della professione medica è sempre più influenzata dalle linee guida, frutto della medicina basata sull’evidenza. Le linee guida (Lg) nascono con l’obiettivo di assistere i medici nello scegliere le tecnologie più appropriate nelle diverse situazioni cliniche, tuttavia a volte non riflettono la complessità della realtà che il medico si trova ad affrontare. I pazienti con i quali i clinici si confrontano sono sempre più complessi, affetti da numerose co-patologie, anziani o appartenenti a gruppi scarsamente rappresentati nei trial clinici. Inoltre, la progressiva riduzione delle risorse utilizzabili per la sanità pubblica rende difficilmente applicabili le prescrizioni delle linee guida e questo, ovviamente, si scontra con problematiche medico-legali.
A un’analisi critica delle linee guida attuali nella cura delle patologie cardiovascolari, che metta in particolare evidenza gli aspetti ancora non chiariti e le raccomandazioni difficilmente trasferibili alla pratica clinica quotidiana, è stato dedicato il convegno “Linee guida nelle patologie cardiovascolari: analisi critica”, che si è svolto da giovedì 27 gennaio, fino a sabato 29 gennaio, presso il Centro Congressi Europa dell’Università Università Cattolica di Roma.
Nel corso del convegno - presieduto da Filippo Crea e da Fulvio Bellocci, docenti dell’Istituto di Cardiologia della Cattolica di Roma, e da Massimo Volpe, della Cattedra e Struttura Complessa di Cardiologia, Seconda Facoltà di Medicina e chirurgia “La Sapienza”-Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma - sono intervenuti i maggiori esperti italiani per fare il punto su applicabilità e limiti della medicina basata sull’evidenza nella cura delle patologie cardiovascolari, delineando le aree di incertezza lasciate dalle attuali linee guida e fornendo un indirizzo per lo sviluppo delle future raccomandazioni in medicina cardiovascolare. Le future linee guida dovranno essere ispirate dalla necessità di fornire raccomandazioni più personalizzate, che consentano di curare in maniera ottimale pazienti che, pur presentando la stessa malattia, sono diversi per motivi genetici o ambientali. La messa a punto di una medicina “personalizzata” è un obiettivo fondamentale non solo perché più efficace ma anche perché meno costosa.
«Per far un esempio pratico - spiega Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare del Policlinico Gemelli di Roma - le attuali linee guida raccomandano di usare le statine, farmaci che riducono il colesterolo, in pazienti che hanno un rischio di morte o infarto superiore al 20% nei dieci anni successivi. Trattando 100 di questi pazienti si eviteranno 5 eventi, che si sarebbero avuti senza farmaco; tuttavia 15 pazienti avranno l’evento anche con il farmaco e 80 non l’avrebbero avuto comunque anche senza farmaco. Quindi - conclude il cardiologo della Cattolica - anche se il vantaggio dato dai 5 pazienti salvati giustifica somministrare il farmaco a tutti i 100 pazienti, è chiaro che siamo ancora lontani da una medicina veramente personalizzata». Inoltre, è stato chiarito come non sia giustificata la così detta “medicina difensiva”, cioè una medicina praticata ossessivamente nel rispetto delle linee guida, nel timore che una condotta medica che si dissoci da queste possa, in caso di controversia medico-legale, facilitare la condanna del medico per malpractice.
Infine, un’interessante sessione del convegno, cui hanno partecipato il professor Attilio Maseri e Vincenzo Pascali, docente di Medicina Legale alla Cattolica di Roma, ha chiarito che ciò che è veramente importante per il medico è praticare la medicina secondo scienza e coscienza, tenendo presenti le linee guida, ma senza lasciarsene condizionare acriticamente, sia perché quanto enunciato dalle linee guida non sempre è direttamente estrapolabile al singolo paziente, sia perché il loro valore legale è limitato.