Secondo stime recenti di Agenas, nel nostro Paese è un fenomeno che si aggirerebbe intorno al 10% della spesa sanitaria complessiva, pari a circa 9-10 miliardi di euro l’anno. La “medicina difensiva”, intesa come l’insieme di atti e comportamenti che chi esercita una professione sanitaria adotta al fine di scongiurare possibili contenziosi da parte dei pazienti, ha assunto dimensioni tali da mettere a rischio la tenuta economica del Servizio sanitario nazionale, con intuibili ricadute negative sulla stessa assistenza sanitaria dei cittadini.
Per questo è necessario, come recita il decreto del 24 marzo del ministero della Salute, «individuare soluzioni, anche normative, idonee ad offrire agli esercenti delle professioni sanitarie maggiore certezza in ordine ai profili di responsabilità professionale, anche al fine di scongiurare che venga messo a repentaglio il rapporto di fiducia che deve intercorrere tra il paziente e l’esercente l’attività sanitaria, con conseguente pregiudizio per la tutela della salute dei cittadini».
È stata creata per l’esigenza di approfondire le problematiche connesse a questo fenomeno e di individuare soluzioni, anche normative, la Commissione consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie, che è istituita al ministero della Salute - direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del servizio sanitario nazionale.
Del nuovo organismo sono stati chiamati a far parte, tra gli altri, i presidi della facoltà di Medicina e Chirurgia, Rocco Bellantone (in alto a sinistra), e della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, Gabrio Forti (in altro a destra). Il professor Forti è anche direttore del Centro Studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale che ha condotto diversi studi sul tema della medicina difensiva (citati nelle slide del ministero della Salute).