Il 2010 potrebbe essere l’anno dell’uscita dal tunnel della crisi. Almeno “tecnicamente”, come sostengono gli esperti che si sono confrontati lo scorso 16 ottobre a Piacenza nel convegno “Crisi economica e relazioni industriali: quanto manca alla ripresa?”. Dopo i saluti di Romeo Astorri, preside della facoltà di Giurisprudenza di Piacenza, e di Pietro Antonio Varesi, ordinario di Diritto del lavoro della facoltà di Economia, è stato Alberto Majocchi, presidente dell’ Istituto di studi e analisi economica (Isae) a disegnare lo scenario dei cambiamenti intervenuti nel sistema economico in questi ultimi anni, fino alla crisi esplosa nel settembre 2008.
L’assenza di una bolla immobiliare da gestire, la presenza limitata di titoli “tossici” nelle banche e il risicato indebitamento delle famiglie hanno dato all’Italia armi in più per affrontare la situazione. Ma anche da noi le criticità non mancano. Ancora irrisolto è il problema legato al settore manifatturiero, così importante per il nostro Paese. «La crisi di domanda fa crollare le esportazioni – ha sottolineato il professor Majocchi -. Per questo i settori manifatturieri devono trovare altri spazi rispetto al mercato tradizionale, proponendo prodotti con un più alto valore aggiunto, tecnicamente più sofisticati».
Dal dibattito è emerso quanto la vera scommessa sia capire come, in generale, dopo quella che è stata una crisi non congiunturale, si riuscirà «a reinventare» un nuovo ciclo di «sostenibilità ambientale e finanziaria», in cui sia attribuito un peso sostanziale all’innovazione tecnologica e a un nuovo rapporto con i consumatori. «È necessario un nuovo modello di sviluppo – ha concluso Majocchi -. Per esempio, in Europa, è auspicabile ci sia un aumento della spesa pubblica, non dei singoli Stati, ma da parte della Ue, con un adeguato piano finanziario».
«La crisi è strutturale – conferma Maurizio Baussola, preside della facoltà di Economia della Cattolica di Piacenza, intervenuto con Armando Tursi, docente di Diritto del lavoro dell’Università degli Studi di Milano -. Le preoccupazioni non riguardano il breve periodo, dove la “crisi tecnica” si risolverà, ma il lungo periodo. Solo con nuovi paradigmi tecnologici ci si incamminerà sul giusto sentiero di crescita». Al termine del convegno sono stati consegnati gli attestati di partecipazione al Corso per componenti degli organismi di sorveglianza e amministrazione dei fondi di previdenza complementare – Formaprev, organizzato dalla facoltà piacentina di Giurisprudenza, dalla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica e dalla facoltà di Economia degli Università degli Studi di Milano – Bicocca.