La Regione Lazio potrà contare su un “cordone di solidarietà” sempre più forte e lungo nella raccolta e conservazione del sangue cordonale e placentale: infatti la Banca del Cordone Unicatt del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, che ha raccolto oltre 50 unità di sangue nel 2010, punta nel 2011 a raddoppiare la raccolta, sia ampliando gli orari del servizio, rendendolo disponibile 24 ore su 24, sia arricchendo la rete dei centri di raccolta su cui operare, mediante il coinvolgimento di punti nascita di altre aziende ospedaliere della Capitale. Questo obiettivo virtuoso è stato annunciato in occasione del convegno “La Banca del cordone ombelicale della Università Cattolica del Sacro Cuore. Riflessioni e progetti in un’ottica di condivisione territoriale e generale”.
L’incontro, che si è tenuto mercoledì 9 febbraio presso il Policlinico Gemelli, prende spunto dal conseguimento della certificazione ISO 9001:2008 della Banca del Cordone ombelicale Unicatt dell’Università Cattolica. Questo risultato rappresenta un passaggio imprescindibile sulla via dello sviluppo e della piena operatività di questa struttura, nata e cresciuta per volontà della direzione del Policlinico e l’impegno degli operatori delle unità di Ematologia, ginecologia e del servizio di Emotrasfusione del Gemelli.
Attualmente la Banca Unicatt utilizza come bacino per le donazioni unicamente il punto nascita del Policlinico Gemelli (con circa 3.400 nati nell’ultimo anno) «L’obiettivo è quello di aumentare gli sforzi - ha spiegato la professoressa Gina Zini, responsabile Uoc del servizio di Emotrasfusione e direttore Banca cordone ombelicale-Unicatt - collaborando con altre aziende ospedaliere di Roma con punti nascita ad alto indice di natalità, per creare altri centri di raccolta attraverso la formazione del personale ostetrico». Per rendere operativo questo progetto sono in programma corsi di formazione per le ostetriche afferenti ai nuovi centri di raccolta.
Fino a oggi il Network italiano (Italian Cord Blood Network) delle 18 Banche di cordone nazionali dispone di circa 22.000 unità di sangue cordonale in aggiunta alle circa 600 unità già rilasciate a fini trapiantologici per pazienti italiani e non (dati del Registro donatori midollo osseo - Ibmdr). «È importante sottolineare» ha continuato la professoressa Zini, che la percentuale di unità idonee al bancaggio, e quindi utilizzabili a fini terapeutici, è pari al 25-30% delle unità raccolte». Il dato nazionale risulta comunque buono: rispetto alla Francia, dove la normativa vigente in fatto di donazione e conservazione del cordone è simile alla nostra, l’Italia nel 2008 ha raccolto oltre il doppio delle unità di sangue cordonale, e questo grazie anche alla preziosa opera dell’Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale (Adisco).
Ciò nondimeno la situazione laziale in fatto di donazione e raccolta del cordone ha ancora ampi margini di miglioramento. Nell’anno 2009 la Regione Lazio, attiva con le Banche di sangue cordonale del Policlinico Umberto I, dell’Ospedale Sant’Eugenio e del Policlinico Gemelli, ha contribuito con 170 unità disponibili per il trapianto (dati Ibmdr): sicuramente, in considerazione del numero delle nascite, ci sono possibilità di incrementare il numero degli arruolamenti.
«Questi risultati - ha sottolineato la professoressa Zini - possono sicuramente essere migliorati attraverso un impegno organizzativo condiviso e mirato non solo a informare le gestanti, ma anche a gestire meglio la raccolta, coinvolgendo un numero sempre maggiore di ospedali mediante l’attivazione di centri raccolta presso queste strutture. È inoltre essenziale organizzare una campagna più estesa, efficace e capillare di informazione e sensibilizzazione sul territorio, che raggiunga tutte le componenti della nostra società. Si noti, infatti, che in una recente indagine condotta su un campione di circa 1.600 donne europee in gravidanza, è emerso che proprio in Italia l’informazione relativa alla donazione del cordone è piuttosto carente».
«La realtà ormai di fatto multietnica della popolazione laziale propone una sfida anche più ambiziosa - ha proseguito la professoressa Zini - dato che all’aumentata numerosità delle unità raccolte farà riscontro la loro preziosa eterogeneità, specchio della crescente complessità della popolazione. Questo consentirà opportunità potenziali di cura a uno spettro sempre più ampio di pazienti». Per far decollare la donazione del cordone nel Lazio, dunque, oltre all’attivazione di centri raccolta presso altre aziende ospedaliere laziali e all’estensione del servizio raccolta e accettazione della Banca Unicatt del Gemelli 24 ore su 24, tra gli obiettivi che saranno perseguiti a breve sarà anche compresa l’organizzazione di una campagna strategica di informazione e diffusione della cultura della solidarietà e del dono. È infatti allo studio il progetto di una task force di medici del Gemelli che, d’intesa con le istituzioni cattoliche, possa svolgere un’azione di informazione e formazione per le coppie che frequentano i Corsi di preparazione al matrimonio nelle parrocchie di Roma.
«L’obiettivo che oggi si pone la Banca del Cordone ombelicale del Gemelli è perfettamente in linea con i traguardi futuri che la nostra associazione si è prefissa – ha dichiarato Carolina Sciomer, presidente nazionale Adisco (Associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale) - primo tra i quali, quello di promuovere la raccolta finalizzandola al raggiungimento dell’autosufficienza nazionale di unità di Sco in funzione delle esigenze trapiantologiche attuali, per far si che ogni paziente abbia una possibilità di cura».