Un uomo in grado di spaziare dalla storia della pedagogia alla media education passando attraverso la didattica, la pedagogia del lavoro e dell’organizzazione scolastica. La vastità di interessi di Cesare Scurati, come ha ricordato il collega e amico Luciano Caimi, è stata mantenuta saldamente coesa grazie alla sua attenzione «a esplorare l’intero». La grande levatura umana e scientifica espressa dal professor Scurati nel mondo pedagogico e scolastico è stata posta in luce nel convegno promosso lo scorso 19 ottobre dal dipartimento di Pedagogia.
A un anno dalla sua prematura scomparsa, le voci dei più autorevoli pedagogisti italiani ha permesso di tratteggiare il profilo sfaccettato di un maestro con il calore della testimonianza e il rigore della ricerca scientifica. Doti di «delicatezza e di sensibilità» coniugate a una autentica curiositas intellettuale sono state sottolineate nei saluti del prorettore vicario Franco Anelli e del preside della facoltà di Scienze della formazione Michele Lenoci, e sono state declinate in significative puntualizzazioni sul fronte educativo dal presidente della Società italiana di pedagogia (Siped) Michele Corsi, che ha coordinato i lavori della mattina, e nelle parole introduttive di Claudio Bosio, preside della facoltà di Psicologia, di Alessandro Antonietti, direttore del dipartimento di Psicologia, e di Simonetta Polenghi, direttrice del dipartimento di Pedagogia.
La vastità di interessi del professor Scurati gli ha permesso anche di strutturare una riflessione composita in grado di leggere le policentriche “reti educative” (Luigi Pati) annodate tra scuola ed extrascuola all’interno della comunità reale e non lungo un crinale teorico (Susanna Mantovani). Lo sguardo sull’educazione del compianto pedagogista si fondava su un’antropologia culturale che vede la tradizione dentro il dinamismo della cultura e questo gli ha consentito di studiare con inusuale lucidità e capacità di sintesi «le antropologie implicite nelle teorie pedagogiche» (Milena Santerini) senza correre il rischio di derive ideologiche o tecnocratiche.
Per questa strada ha abbracciato anche le sfide dell’intercultura, intesa come apertura e uguaglianza, fino a scandagliare le radici storiche della ricerca educativa. In tale ambito, le aperture alle istanze empiriche hanno permesso a Scurati di diffondere nel nostro paese lo strutturalismo di Bruner e l’idea di curricolo di Stenhouse (Giorgio Chiosso), entrati nella cultura scolastica con i Programmi per la scuola elementare del 1985 e gli Orientamenti per la scuola dell’infanzia del 1991. Scurati ha posto basi profonde e ampie per generare snodi tra tradizione e innovazione tecnologica sempre incentrata sull’umano (Pier Cesare Rivoltella e Renza Cerri), tra lettura del passato e progettualità pedagogica (Giuseppe Bertagna), tra gli scenari controversi della pedagogia del lavoro (Sergio Angori), della valutazione e della leadership scolastica (Renata Viganò e Franco Frabboni).
Dello studioso acuto e lettore accanito rimane all’Università Cattolica la sua biblioteca personale di oltre 3500 volumi donata dai figli alla sede di Piacenza. Pietro Scottini, direttore della biblioteca piacentina, ha annunciato che il patrimonio librario, già parzialmente catalogato, andrà a costituire il Fondo Scurati che sarà inaugurato nel 2013. Il ricordo di un maestro di cultura e di umanità rimane scolpito anche nei volumi usciti per i tipi di “Vita e Pensiero”, presentati durante la sessione pomeridiana presieduta da Maria Luisa De Natale, a cui hanno partecipato i professori Elio Damiano, Gerwald Wallnöfer e Sira Serenella Macchietti. Pensare e innovare l’educazione, a cura di Alessandro Antonietti e di Pierpaolo Triani raccoglie gli scritti in memoria di Cesare Scurati, mentre Scrivere per l’educazione: le opere di Cesare Scurati a cura di Michele Aglieri e di Evelina Scaglia offre la bibliografia ragionata degli oltre 2.200 contributi che Scurati ha scritto nel corso della propria assai feconda attività di studioso e che ora sono a disposizione di quanti vorranno proseguire sul sentiero di ricerca da lui tracciato.
I figli del professor Cesare Scurati, Marco e Andrea (ai lati della foto) donano simbolicamente al direttore della biblioteca della sede di Piacenza Pietro Scottini e alla professoressa Simonetta Polenghi i libri del padre