Sono i primi ad accedere alla scena del crimine: raccolgono prove, acquisiscono e analizzano tracce, repertano con ordine alla ricerca della dinamica del reato. Sono i Ris di Parma. Che lunedì scorso hanno incontrato gli studenti di Giurisprudenza nell'ambito delle lezioni di Diritto penale I e Procedura penale, con la testimonianza del Tenente colonnello Giampietro Lago, Comandante del Ris di Parma.
Il Reparto Investigazioni Scientifiche con sede nella città emiliana è uno dei quattro reparti dei Carabinieri – gli altri hanno sede a Roma, Messina e Cagliari – cui sono demandate le investigazioni tecnico-scientifiche nel nostro Paese.
Il Comandante del Ris ha illustrato agli studenti il lavoro complesso e delicato che lui e i suoi colleghi sono chiamati a svolgere, in collaborazione e su richiesta della magistratura, dei Reparti dell’Arma e delle altre Forze di Polizia, nell’ambito delle indagini preliminari relative a reati commessi nel territorio dell’Italia settentrionale. Un lavoro sempre più rilevante e decisivo per le sorti del procedimento penale, posto che la ricostruzione del fatto storico nell’iter di accertamento del reato si avvale, con frequenza sempre maggiore, dei risultati della prova scientifica ottenuti attraverso operazioni effettuate proprio da reparti di polizia scientifica, periti e consulenti tecnici.
In particolare il Tenente colonnello Lago si è soffermato sulle attività di sopralluogo e repertamento ordinariamente compiuta sulla scena del crimine dalla polizia giudiziaria: attività investigativa di fondamentale importanza per indirizzare le indagini dirette a individuare il presunto autore del reato e a chiarire le dinamiche del fatto, per conservare l’immagine della scena del crimine quanto meno per la durata del processo, per acquisire tracce e reperti da sottoporre a successive analisi; attività estremamente complessa che deve essere eseguita con modalità e metodiche tali da consentire l’acquisizione completa e incontaminata dei reperti ma anche la loro corretta conservazione.
Si tratta di un’attività disciplinata dal legislatore in maniera disorganica: nonostante l’evoluzione del sapere scientifico e tecnologico abbia profondamente inciso sul modo di intendere le investigazioni penali, la disciplina del codice di procedura penale sulle investigazioni scientifiche risulta lacunosa in diversi punti: anche per questo è stato estremamente interessante apprendere direttamente da chi opera e coordina tale attività investigativa quali siano le prassi, i protocolli operativi, le procedure che consentono di identificare e gestire correttamente gli elementi di prova da portare alla valutazione del giudice, nel rispetto di regole precostituite e verificabili dalle diverse parti processuali.
Dopo l’introduzione del professor Antonio G. Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università Cattolica, sono intervenuti Cristiano Barbieri, docente di Scienze Forensi, Paola Corvi, docente di Procedura Penale, e Claudia Mazzucato, docente di Diritto Penale dell’Università Cattolica.