Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Matteo (Mt 8,23-27)
Ascolta "Oggi come ieri, come sempre: in cammino verso la meta" su Spreaker.
"Homo viator", così titolava un suo volume Gabriel Marcel. E noi, come i discepoli, con la nostra barca lasciamo il passato – la terra delle nostre sicurezze, più o meno solide – per avventurarci nel futuro – il mare fascinoso e inquietante, che ci separa da una nuova sponda. A volte la traversata è piacevole, altre – spesso, molto spesso – è un incubo. E ciò accade soprattutto quando non per nostra volontà, ma per violenza subita siamo costretti a salire sulla barca, fisica o simbolica: come schiavi per le Americhe, come ‘men che uomini’ per i lager e i gulag, come persone comuni aggredite dal corteo dei mali e delle sofferenze e delle ingiustizie che preannunciano la morte.
Delle due l’una:
– Nietzsche riteneva che Dio non ci possa aiutare, perché «Dio è morto e siamo noi ad averlo ucciso», spalancando l’abisso del nichilismo;
– Victor Frankl, l’autore di "Uno psicologo nei lager" (ne ha ‘provati’ ben quattro), era invece convinto che Dio non fosse morto, ma dormisse nei nostri cuori: allora, come i discepoli, anche noi dobbiamo destarlo dal sonno: con grida, lacrime e… preghiere, perché non ci salva l’«introspezione», ma l’«affidamento»: «Non è affatto vero che la maggioranza della gente ad Auschwitz ha perso la fede. Anzi, sono di più le persone che ad Auschwitz hanno acquistato la fede».
Giuseppe Colombo, docente di Filosofia morale, Facoltà di Scienze della formazione