Meno bottigliette di plastica, più acqua dal rubinetto per salvare il pianeta. È questo in sintesi il tema al centro della tesi Dalla Plastic Strategy della Commissione Europea alle strategie delle imprese: la battaglia alle bottiglie di plastica nella ristorazione milanese di Arianna Tinelli, venticinquenne di Codevilla, che si è laureata in Economia all’Università Cattolica di Milano lo scorso 17 febbraio.

Il suo progetto di analisi – che si è concentrato sull’utilizzo da parte dei bar e ristoranti milanesi di bottiglie e bottigliette d’acqua – sarà a breve replicato su tutto il territorio pavese.

L’elaborato di Arianna ha preso le mosse dalla scoperta che l’Italia è il terzo paese al mondo per il consumo di acqua imbottigliata, dopo Messico ed Emirati Arabi. Un vero paradosso considerato che come spiega la neolaureata «nel nostro Paese l’acqua proveniente dalle reti idriche è potabile in circa il 98% dei comuni italiani. Viaggiando mi sono resa conto che all’estero è normale che nei locali servano l’acqua del rubinetto, mentre qui da noi questo avviene raramente».

La maggior parte dei locali vendono infatti ancora la “vecchia bottiglietta di plastica” a fronte di pochissime attività plastic-free. La differenza è data da un fattore culturale «pur essendo la nostra acqua molto buona, le aziende produttrici hanno per anni bombardato i consumatori con mirate strategie di marketing convincendolo che l’acqua imbottigliata da loro fosse più buona e sana di quella che fuoriesce dai rubinetti, mentre di fatto non è assolutamente vero», afferma Arianna. Sulla base dei dati raccolti e analizzati nel suo studio, ha constatato che a Milano l’attenzione al problema è sempre maggiore: «Su 32 attività prese in esame, ben 19 erano già plastic-free, cioè passate all’acqua depurata o all’acqua in lattina. Riguardo alle altre 13, invece, 3 hanno ottenuto la certificazione plastic-free e altre 7 si stavano informando e attrezzando per la conversione». Riguardo i costi e i benefici per un locale che decidesse di rinunciare all’acqua in bottiglia Arianna osserva che «le spese sono meno di quanto si possa pensare, tutti i ristoratori plastic free mi hanno infatti confermato il grande ritorno di immagine, e quindi di clientela, che deriva da una scelta e operazione del genere».

Sotto la guida del professor Marco Frey, docente di Economia dell’energia e gestione dei beni ambientali in Cattolica, Arianna ha concluso il suo corso di laurea magistrale in Mercati e strategie d’impresa realizzando un progetto di studio che, dopo il successo riscosso nel capoluogo lombardo, sarà a breve applicato ed esteso presso bar e locali in provincia di Pavia. Nel portare avanti la sua indagine la neodottoressa è stata affiancata da Worldrise, un’associazione che aiuta le piccole realtà imprenditoriali a convertire le proprie attività a canoni più ecologici.

L’oggetto della tesi di Arianna è un tema molto attuale, molto sentito soprattutto dai giovani. Il tema dell’ambiente è al centro del dibattito mondiale e sotto i riflettori di una collettività – soprattutto quella dei giovani – che si è improvvisamente scoperta più attenta e consapevole nei confronti della salvaguardia del pianeta. Anche l’Università Cattolica da tempo è impegnata e sta investendo risorse in attività e progetti in vista di una sempre maggiore sostenibilità. Nei campus di Milano, Brescia, Piacenza e Roma diverse sono le iniziative che testimoniano l’impegno costante per una riduzione dell’impatto ambientale dei diversi agenti inquinanti: rifiuti, gas, illuminazione. Un servizio completo dedicato al tema e all’impegno della Cattolica è stato pubblicato, nella rubrica Ateneo, del numero 5 del 2019 di Presenza, l’house organ dell’Università. La rivista è sfogliabile anche online andando su https://www.unicatt.it/presenza