Uno sguardo sull’educazione che, attraverso una serie di indicatori, analizza e mette a confronto i sistemi educativi di 45 Paesi del mondo. È stato presentato all’inizio di settembre il rapporto annuale dell’Ocse “Education at a Glance” 2014, uno strumento essenziale per chi lavora nel campo dell’istruzione, tanto per i decisori pubblici, quanto per chi si occupa ai vari livelli di programmare e organizzare l’offerta formativa di scuole e atenei. Sui risultati della survey e sulla fotografia che restituisce del nostro sistema universitario parlano in un forum organizzato da Cattolicapost tre esperti di Higher education: Massimo Castagnaro (a sinistra nella foto), membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca (Anvur) e coordinatore Ava; Tommaso Agasisti, co-direttore della School of Educational Management del Mip Politecnico di Milano e TJ Alexander Fellow al dipartimento dell’Educazione di Ocse Parigi; Renata Viganò, direttore del Centro studi e ricerche dell’Università Cattolica sulle politiche della formazione (Ceriform).
Dai primi commenti che i tre esperti propongono su un documento molto corposo come quello dell’Ocse, emergono alcuni spunti di riflessione, che mettono in evidenza per esempio, come afferma il professor Castagnaro, che una società inclusiva abbia bisogno di un sistema educativo in grado di promuovere la meritocrazia e la mobilità sociale. Oppure che, come afferma il professor Agasisti, ai tagli di investimenti nel nostro sistema di educazione non è corrisposto, almeno per ora, un peggioramento dei risultati degli studenti ma il banco di prova sarà il medio-lungo periodo. O, infine, come segnala la professoressa Viganò, l’aumento dei Neet, ossia i giovani che né studiano né lavorano e non sono attivi nella ricerca di un’occupazione, assieme all’aumento degli abbandoni scolastici e alla diminuzione delle immatricolazioni universitarie.
Tutte questioni che sono approfondite nelle quattro domande che abbiamo posto ai tre esperti, le risposte alle quali sono raccolte in altrettante pagine linkabili.
Con Education at a Glance l’Ocse presenta una panoramica a tutto tondo dei diversi sistemi educativi a livello mondiale. Quali sono gli aspetti più interessanti di questo documento e le novità che emergono?
Il Rapporto Ocse, mostrando il nostro posizionamento dell’Italia rispetto agli altri Paesi, presenta una fotografia del livello di istruzione italiano come di uno tra i più bassi in Europa, sia in termini di titolo di studio sia di competenze. E se mettiamo in correlazione il tasso di istruzione raggiunto con il livello di maturità civile dei cittadini e la loro conseguente professionalità/capacità produttiva, la situazione italiana sembra piuttosto critica. Può essere identificata in questo fenomeno la radice della continua perdita di competitività del nostro sistema-Paese?
In Italia, il tasso dei laureati nel 2012 era del 22%, al di sotto sia della media dei Paesi Ocse sia della media dei Paesi dell’Unione europea. Il dato è ancora più preoccupante se si considera che, tra il 2000 e il 2012, i tassi di laureati nei Paesi dell’Ocse hanno registrato un aumento maggiore rispetto all’Italia, che era già in ritardo. Quali sono i fattori principali di questo andamento negativo?
Solo sei Paesi tra quelli considerati nel Rapporto Ocse hanno risposto alla crisi economica riducendo la spesa pubblica per l’education nel triennio 2008-2011. L’Italia è tra questi e la sua spesa risulta piuttosto “piatta”: dalle elementari all’università l’investimento pro capite tende a non crescere. Considerati i continui tagli alla spesa pubblica, che ruolo possono giocare gli investimenti privati come opportunità per far fronte, almeno in parte, a questa situazione?