È Parma la capitale italiana della cultura 2020. L'ha scelta la giuria istituita dal ministero dei Beni culturali tra le dieci città finaliste. I progetti di alcune di queste sono stati presentati il 13 febbraio in un incontro organizzato nell’ambito del master in Ideazione e progettazione di eventi culturali (Mec) della Cattolica e coordinato dal direttore Paolo Dalla Sega.
Giorgio Re, responsabile del dossier di candidatura di Agrigento, ha presentato la candidatura della città siciliana. Forte della sua storia bimillenaria e delle sue ricchezze artistiche, Agrigento non ha certo bisogno di particolare promozione. Il programma esposto da Re prevede un set di 78 iniziative con eventi ricorrenti e in più tante nuove proposte create apposta per il 2020, come la Biennale del futuro o l’inaugurazione del museo per l’innovazione e per le arti. Dato che nel 2020 Agrigento festeggerà i suoi 2600 anni di vita, sarà comunque un anno ricco di manifestazioni per rendere omaggio alla città e alla sua storia.
Casale Monferrato ha deciso di giocare tutto sul numero 20, come spiega l’assessore alla cultura Daria Carmi. Sono stati predisposti 20 progetti su 5 linee specifiche: inclusione sociale, recupero del patrimonio identitario, innovazione tecnologica, laboratorio permanente legato alla resilienza, cultura come momento ludico ma anche superamento del cultural divide. Casale, in particolare, ha scelto di proporsi quale capitale della resilienza per essersi rialzata dopo la nota vicenda dell’Eternit.
A presentare la candidatura di Macerata è stato il manager culturale Massimiliano Colombi. La città è stata presentata come un luogo di opportunità, che, nonostante le contraddizioni presenti all’interno del suo tessuto sociale, cerca di mantenersi aperta all’incontro con le altre culture, in particolare quella cinese. Macerata ha deciso di puntare non tanto sulla fruizione di cultura ma sulla sua produzione, attirando giovani che mettano a frutto la propria creatività formandosi all’Università, all’Accademia di belle arti e allo Sferisterio, uno tra i più importanti teatri europei di musica lirica. Questo anche perché, dopo il terremoto, la città ha bisogno di una rinascita attraverso il fiorire della cultura.
Il tema centrale del programma di Reggio Emilia è la riqualificazione degli spazi urbani, come ha spiegato Giordano Gasparini, responsabile del dossier di candidatura della città. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutta la comunità e in primis tutta l’amministrazione. Tra gli eventi che si prevede di organizzare in futuro figurano: Reggio Children, rivolto ai bambini, un festival internazionale di danza e la 16° edizione del festival della fotografia europea.
La candidatura di Bitonto è stata presentata da Rino Rocco Mangini e Roberto Ricco. Il comune pugliese è un centro popoloso, ma non è capoluogo di provincia. Eppure negli ultimi 15 anni ha visto una crescita prodigiosa dell’offerta culturale e una generale valorizzazione del patrimonio artistico ottenuta anche attraverso vari restauri. Il dossier presentato si basa su una serie di iniziative che hanno già preso forma grazie anche alla rete della associazioni, delle cooperative e delle fondazioni, come la fondazione per la città dei festival che raggrupperà 22 festival con una governance innovativa tale da permettere di competere a livello nazionale e internazionale.
Tutti progetti convincenti tra cui il Mibac ha scelto quello della città emiliana.