di Cristina Freddi *
Conseguita la laurea triennale in Scienze Linguistiche, ho voluto mettere alla prova ciò che avevo appreso durante il mio percorso universitario fino a quel momento. Quale modo migliore di farlo se non partendo alla scoperta del Paese su cui ho concentrato i miei studi degli ultimi anni?
La mattina del 25 marzo ero davanti al gate, in procinto di prendere un volo diretto a Beijing, con tanta voglia di arricchire il mio bagaglio culturale.
Una volta arrivata, sono salita su un taxi che mi ha portata al campus della Beijing Yuyan Daxue, la mia nuova casa per i successivi tre mesi e il luogo dove avrei frequentato i corsi di cinese. Oltre ai corsi di lingua, l’università offre la possibilità a tutti gli studenti di partecipare ad alcune gite organizzate, tra le quali la visita alla più famosa fabbrica di succhi della città e la visita ad alcuni monumenti. Durante un mercoledì di aprile, nonostante le difficili condizioni meteorologiche, abbiamo scalato la Grande Muraglia. Non facendoci fermare dalla pioggia e dal forte vento, abbiamo potuto visitare una delle più straordinarie costruzioni dell’uomo - al modico prezzo di un raffreddore!
Ho scoperto l’utilità di applicazioni come WeChat, che mi hanno permesso di entrare in contatto con associazioni studentesche che organizzano viaggi di ogni genere. Cosicché dopo 28 ore di treno con aria condizionata e un altro raffreddore, mi sono ritrovata a esplorare le montagne di Zhangjiajie a sud della Cina. Appena rientrata a Beijing e subito ripartita, ho avuto la possibilità di cavalcare per la prima volta un cammello nel deserto dell’Inner Mongolia, di esplorare le sterminate praterie a dorso di cavallo e di ammirare le stelle in un luogo completamente privo di inquinamento luminoso.
Dopo qualche settimana, sentivo il campus oramai come casa mia. Condividere stanza, cucina, mensa, palestra e soprattutto tavoli da pingpong con persone da ogni parte del mondo e con abitudini lontane anni luce da quelle italiane, mi ha spinta a dare sempre più spazio alla mia curiosità verso la diversità. Ogni sera l’appuntamento fisso era in giardino, per decidere quale sarebbe stato il nuovo piatto da sperimentare.
La varietà di scenari di Beijing mi ha stregata. Dai palazzi e dagli hutong, dove le signore con il carrettino preparavano shouzhuabing (una specie di pancake) alle prime ore dell’alba, fino ad arrivare alla modernità dei quartieri di ritrovo per i giovani, come Sanlitun e i suoi locali high-tech.
Non sono comunque mancate le difficoltà. Tre mesi sono lunghi e con la mia conoscenza limitata della lingua mi sono trovata più volte in situazioni di disagio, che al momento dell’accaduto sembravano la fine del mondo, ma alle quali ripensando ora non posso evitare di sorridere. Dopotutto non ci si può aspettare che vada sempre tutto come da programma, e forse è meglio così. Sono le cose inaspettate che ci permettono di crescere e di plasmare la persona che vogliamo essere.
* 23 anni, di Gardone Val Trompia (Bs), studentessa del primo anno del corso di laurea magistrale in Management e relazioni economiche internazionali, facoltà di Scienze Linguistiche e letterature straniere, campus di Brescia