di Barbara Lingesso Patisso *
«Ragazzi, abbiamo un ospite». È il prologo di quello che doveva essere un normale martedì di lezione, che il master in Media Relation e comunicazioni d’impresa della Cattolica da qualche settimana dedica alla Comunicazione per lo Sport, sotto la conduzione del professor Stefano Filucchi. Il 26 marzo, invece, nel giro di un quarto d'ora ha bussato alla nostra porta Andrea Stramaccioni, allenatore dell'Internazionale F.C.. Più che una lezione, i toni, il clima, sono stati quelli di una conversazione amichevole. Il mister si è raccontato con semplicità e chiarezza e ha ripercorso con noi gli anni dei suoi studi in Giurisprudenza, quelli della sua carriera da calciatore professionista e da allenatore dei settori giovanili, fino alla Primavera dell'Inter, per poi raccontare il salto in prima squadra.
Spronato da numerose domande, Stramaccioni si è focalizzato sul rapporto con i media, dipingendo con toni coloriti la valanga di richieste di dichiarazioni e di interviste da parte di quotidiani, radio, web, Tv: una situazione quasi del tutto nuova per chi come lui proveniva dalle giovanili. Il mister ha rimarcato l'importanza di stabilire un rapporto di empatia, di vicendevole fiducia, con l'ufficio stampa della società: un punto imprescindibile, di fondamentale aiuto in alcuni momenti particolarmente complessi. Un esempio? Gestire lo stress delle interviste post-partita non è semplice e mantenersi in comunicazione con l'ufficio stampa può rappresentare un'ancora di salvezza: un rapido check con gli addetti stampa è utile per sapere cosa si è detto in telecronaca o se, durante quest'ultima, c’è stata troppa enfasi su alcuni episodi dubbi che magari dalla panchina non sembravano così rilevanti. Secondo l’allenatore mantenere un atteggiamento calmo è di fondamentale importanza in momenti concitati come quelli del post-partita o delle interviste: non è facile fornire risposte o dichiarazioni nel giro di una manciata di secondi e scegliere le parole misurate da usare in un contesto mediatico che vuole titoli urlati.
Coerenza e sincerità sono i valori chiave a cui tenersi aggrappati, per “Strama”: un punto vincente, tanto nei rapporti con i giocatori, quanto in quelli con l'ufficio stampa. Anche a fronte di verità scomode da dire, la schiettezza si rivela sempre la scelta migliore, perché contribuisce a creare un clima onesto e quanto più possibile sereno.
Nei confronti della squadra, l’allenatore dell’Inter ha ribadito che il proprio ruolo è sempre quello di mettere in luce e difendere i giocatori: se giocano bene, il merito è loro, che hanno lavorato duramente; nel caso contrario il mister deve assumersi la responsabilità degli errori commessi. Secondo Stramaccioni, inoltre, è inutile, nei giorni di vigilia di partite importanti, rilasciare troppe interviste: molto meglio giocare la partita e poi pensare alle dichiarazioni, altrimenti non si fa altro che “rubare” spazio ai protagonisti del calcio giocato. C'è ancora il tempo di rispondere a qualche quesito e qualche studente gli chiede come si sia sentito ad allenare grandi atleti e campioni suoi coetanei se non più vecchi di lui, come nel caso di Zanetti. Stramaccioni ammette di aver potuto imparare qualcosa da tutti e come in particolare proprio il capitano e Iván Córdoba siano stati di grande aiuto per lui. Il tempo scorre in modo irreale, siamo già ai saluti: c'è solo il tempo di un applauso. E di strappare un foglio dal blocco degli appunti: per un autografo al volo, qualche secondo si trova sempre.
* corsista del master in Media Relations