Non è certamente positivo lo scenario delineato da scienziati e pedagogisti nel corso del convegno “L’ambiente conteso” che si è tenuto a Brescia lo scorso 20 novembre per festeggiare il primo compleanno dell’Alta Scuola per l’ambiente, diretta dal professor Pierluigi Malavasi. Tra diversi interessi e visioni contrastanti, l’ambiente ha bisogno di un approccio che metta al centro l’uomo con la pluralità delle sue dimensioni ed esigenze. Di un’alleanza per un’assunzione complessiva di responsabilità.
Per il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che è intervenuto al convegno, - «non c’è sviluppo umano senza salvaguardia del creato» ma «il creato non viene salvaguardato cancellando la specificità antropologica o trascurando la stretta connessione tra ecologia ambientale ed ecologia umana». «Sviluppo e sostenibilità – ha aggiunto - non si equilibrano senza ancorare la responsabilità a una visione teologica della natura come creazione e a una prospettiva escatologica». I contrapposti e mutevoli “partiti della natura” e del “progresso” - ha osservato chiudendo i lavori il rettore Lorenzo Ornaghi – alimentano impudenti negligenze o, per converso, un’eccessiva disperazione. «Le parole di Benedetto XVI ci invitano ad alimentare e condividere una rinnovata coscienza ecologica dell’umanità. In questo quadro il peso delle scienze si fa grande e il ripristino di un opportuno orientamento alla persona umana si impone come irrinunciabile. Solo stringendo un autentico patto di civiltà globale e facendo appello alle migliori conquiste del nostro ingegno, salveremo dal naufragio noi stessi e le future generazioni», ha detto il rettore a conclusione della giornata che invita a un recupero della radice antropologica per contrastare le diffuse dinamiche sociali, economiche e culturali contemporanee cariche di “malessere”, di natura mentale e affettiva, che sembrano non essere affatto slegate dal “benessere” materiale.
La giornata di studio è iniziata con una ricognizione dei problemi aperti e delle sperimentazioni in atto tra “economia verde”, innovazione e cultura d’impresa, con gli interventi del professor Roberto Zoboli, del direttore generale dell’area tecnico operativa di A2A, Paolo Rossetti, e del direttore dell’agenzia Energia e ambiente, Bruno Villavecchia, coordinati dal preside della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, Alfredo Marzocchi. È seguita poi una sessione dedicata alla formazione delle nuove professionalità legate alla sostenibilità, affrontata dai professori Luigi Bruzzi, Pier Sandro Cocconcelli ed Enrico Tacchi, coordinati dal pedagogista Luigi Pati. Hanno completato la mattinata gli interventi dei professori Antonio Ballarin Denti e Stefano Pareglio. I saluti del direttore di sede Luigi Morgano, degli assessori della Provincia e del comune di Brescia Aristide Peli e Paola Vilardi e del direttore dell’Ufficio scolastico Regionale Giuseppe Colosio hanno aperto la sessione pomeridiana, affidata al coordinamento del preside della facoltà di Scienze della formazione Michele Lenoci.
Nella giornata di studio bresciana monsignor Mariano Crociata ha anche colto l’occasione per lanciare un monito in vista della Conferenza Onu sul clima che si terrà fra poche settimane a Copenhagen, un invito ai Paesi ricchi «a fare proprio un nuovo modello di sviluppo che muova dalla constatazione che la pretesa di una soluzione tecnocratica per i nuovi problemi ha un effetto negativo sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale, poiché si basa sull’esclusione del giudizio etico e in generale del problema del senso nel rapporto dell’uomo con gli altri, con l’ambiente, con il futuro».
Il testo completo della lezione di monsignor Mariano Crociata ( KB)