Dieci anni di attività e duecento giovani coinvolti, tutti inseriti a pieno titolo nel mondo del lavoro. Sono i numeri del master in Consulenza del lavoro e direzione del personale (Mucl), organizzato dalla facoltà di Giurisprudenza, che lo scorso 15 novembre ha consegnato i diplomi agli studenti dell’ultima edizione nella sede di largo Gemelli a Milano (nella foto un momento della cerimonia).
Un’occasione per conferire anche il premio intitolato alla memoria dell’avvocato Maurizio Gelmi, professionista laureato nella facoltà milanese, che ha operato nell’ambito delle risorse umane all’interno del Gruppo Robert Bosch prima di scomparire prematuramente.
Ad aprire i lavori, il saluto dell’assessore al Lavoro della Provincia di Milano Paolo Del Nero, che ha fornito cifre confortanti in tema di occupazione, grazie soprattutto all’Expo 2015, che almeno nel territorio milanese fa intravedere l’inizio della ripresa economica. I docenti del master, coordinato dal professor Mario Napoli (a sinistra nella foto), hanno tracciato un bilancio dell’evoluzione della legislazione del lavoro negli ultimi dieci anni.
Sulla necessità delle conoscenze di economia aziendale per coloro i quali operano nelle risorse umane si è soffermato il professor Vito Venezia, che ha evidenziato come ormai chi lavora in stretta collaborazione con l’imprenditore nell’ambito del personale, partecipi ormai a pieno titolo anche alla predisposizione della strategia aziendale. L’intervento di Laura Zanfrini, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro, ha evidenziato come per lavorare nelle risorse umane, alle imprescindibili conoscenze tecniche, bisogna affiancare una sensibilità etica. Occorre, inoltre, operare all’interno del mercato del lavoro con la consapevolezza della necessità di superare problemi endemici quali la segregazione e le differenze generazionali, di genere ed etniche.
Vincenzo Ferrante (al centro nella foto), docente di Diritto del lavoro nella sede piacentina dell’ateneo, ha concluso i lavori, tracciando una panoramica dello stato dell’arte degli ultimi dieci anni del diritto del lavoro. Un diritto che alla tradizionale funzione protettiva nei confronti dei lavoratori affianca sempre più, almeno nelle intenzioni del legislatore, un ruolo di “facilitatore” di occasioni di lavoro. Non ci si può non soffermare criticamente però sulla qualità della legislazione degli ultimi anni, che rende alcuni istituti, come, per esempio, il contratto a termine, quasi inintelligibili. Secondo Ferrante, vanno accolti con favore, invece, gli sforzi delle parti sociali che negli ultimi anni hanno prodotto l’accordo del 28 giugno 2011 e l’accordo del maggio 2013 in tema di rappresentanza, che se non rimarranno lettera morta, apporteranno una significativa modernizzazione nel nostro diritto del lavoro.