«Porteremo avanti altre due edizioni del master, innovandone la formula, che non richiederà più un impegno a tempo pieno, ma aprirà a persone che lavorano». Mario Molteni, fondatore e direttore dell’Alta Scuola Impresa e società (Altis), non nasconde la soddisfazione per il riconoscimento da 640mila dollari che il Graduate Management Admission Council, principale associazione di scuole di business e management a livello mondiale, ha conferito al programma Embedding Entrepreneurship in African Management Education, che permetterà al primo Mba in terra africana di una università italiana di riproporsi, perfezionandosi. «Lo vorremmo chiamare Mbe, Master in Business Entrepreneurship – aggiunge il professore di Economia aziendale - perché lo scopo è uno solo: quello di avviare imprese capaci di contribuire allo sviluppo della comunità e del paese in cui sono radicate. Ripeteremo l'esperienza in un altro Paese africano e lo faremo in partnership con una business school locale».
In cosa consiste il master in Kenya, premiato dal Graduate Management Admission Council?
È un master in Business administration che si è concluso pochi mesi fa. L’accesso era riservato a persone che avevano già un’idea imprenditoriale, selezionate in base alla qualità di tale intuizione e al loro curriculum. Abbiamo voluto dare ai partecipanti la possibilità di sviluppare la propria capacità manageriale e di raffinare la loro idea, in vista di passare alla fase di realizzazione».
Un'esperienza appena nata che però ha già gambe per camminare…
«I partecipanti hanno espresso grande soddisfazione. Inoltre, la Ashoka Foundation, la più importante istituzione mondiale nell’ambito della social entrepreneurship, ha premiato il progetto riconoscendone l’orientamento all’azione e alla collaborazione con altre realtà internazionali: il master è frutto, infatti, di una partnership con l’Università di Nairobi e con una Business school indiana di Chennai, il Loyola Institute of Business Administration. Per notare eventuali effetti sull'economia locale, bisogna ancora aspettare».
Cosa c’è alla base di questo successo?
«Tutto lo staff dell’Altis. L’Alta Scuola nasce nel 2006 con il motto “imprenditorialità e management per lo sviluppo sostenibile”. Significa vedere ogni tipo di azienda come fattore positivo per la società. Siamo una squadra di 30 persone, ma lavorano con noi 20 collaboratori e oltre 200 docenti. In questo momento abbiamo 41 progetti in atto. L'attività accademica comprende la ricerca, i master e altri corsi, ma abbiamo anche un contatto diretto con la realtà: vogliamo essere fattore di cambiamento».
In che senso?
«Abbiamo una serie di iniziative sul campo. Siamo i promotori del Csr Manager Network Italia, associazione di professionisti che si interessano di politiche di sostenibilità nelle aziende nazionali. Inoltre, promuoviamo lo sviluppo di nuove imprese nel sud del mondo, che siano capaci di coniugare risultati economici e un forte impatto positivo sul versante sociale o ambientale. È la cosiddetta social entrepreneurship».
Facciamo qualche esempio…
«In Uganda, Altis ha partecipato a un'iniziativa di microcredito. In Perù, abbiamo organizzato un master per lo sviluppo della pubblica amministrazione e abbiamo promosso politiche di sostenibilità delle imprese. In India, curiamo un progetto di microassicurazione con il Gruppo Generali e lo riproporremo in Brasile, dove per altro siamo partner di un'associazione di piccole e medie aziende».
Un pacchetto di iniziative notevole. Avete altri progetti per il futuro?
«Contiamo di organizzare iniziative di sviluppo della sostenibilità delle imprese, analoghe a quella del Kenya, in India e in Perù. Sono convinto che questa attività sia destinata a fiorire».