Uno di fianco all’altro, Morgan, Claudia Mori e Mara Maionchi si schierano davanti alla platea. Occhiali scuri e bibita energetica per il primo, look total black per la seconda, giacca vivace e occhiali di rito per l’ultima. Non siamo negli studi di via Mecenate, ma nella cripta dell’aula magna dell’università Cattolica. X–Factor sbarca in largo Gemelli.
L’Almed ha promosso questo appuntamento per permettere agli studenti dei master di incontrare gli autori di X–Factor, per capire le dinamiche di questo talent show che da tre anni incolla alla tv milioni di italiani.
Oltre agli autori e al conduttore Francesco Facchinetti, erano presenti giudici, concorrenti, vocal coach, opinionisti e giornalisti del Processo a X– Factor del sabato pomeriggio (come Paolo Giordano del Giornale). Tra i relatori anche Ilaria Dallatana, amministratore e responsabile produzione Magnolia. Mediatore dell’incontro Ruggero Eugeni, direttore di Almed, impegnato a mantenere tra i ranghi i giudici del programma, che non hanno rinunciato a battibeccarsi come di consueto, a partire da Marco Castoldi, arrivato in ritardo e con l’aria assonnata (motivi di lavoro: sta incidendo un nuovo album), salvo poi svegliarsi di colpo e tornare il Morgan polemico e, a suo dire, anti-televisivo che tutti conosciamo.
Ilaria Dallatana è la prima a intervenire, su richiesta anche di Giorgio Simonelli, docente della Cattolica nonché consulente di Tv Talk. La Dallatana ha spiegato le logiche che stanno dietro al programma, logiche che vedono impegnato quasi un centinaio di persone (solo per Magnolia, a cui si aggiunge poi il personale Rai) per coprirne l’intero percorso, dai provini in giro per l’Italia di agosto, alla diretta del mercoledì, fino al day time, la fascia quotidiana del programma, «fascia che - puntualizza con orgoglio – è presente solo nell’edizione italiana».
Tanti gli spunti emersi, grazie a un brillante palleggio tra i protagonisti del talent show e gli studenti: si va dalle differenze tra l’edizione italiana e quella inglese, al confronto con gli altri talent show; dal ruolo di Luca Tommassini, art director e coreografo, al ruolo della musica in Italia e in particolare in televisione.
Antenati del programma sono stati i vari Idols, Popstar, Operazione Trionfo: X– Factor ha fatto un ulteriore passo avanti. Se prima era il pubblico a decretare la vittoria, l’entrata o l’uscita di un concorrente, ora l’ultima parola spetta ai giudici. Si intende così sviare la trita critica che, essendo il pubblico votante poco competente in materia, capita spesso che a vincere non sia il migliore, ma il più simpatico. Scegliendo di dare l’incombenza ai giudici, professionisti del settore, si evita, almeno all’apparenza, questo rischio.
X–Factor nasce con l’obiettivo di scoprire, poco a poco, talenti ancora in erba, insegnando loro le regole del canto (per questo ci sono i vocal coach Gaudi, Roberto Vernetti e Carlo Carcano) e quelle dello spettacolo. Dall’anno scorso, infatti, la produzione ha arruolato anche Luca Tommassini, coreografo di fama mondiale, come direttore artistico: cura l’immagine dei concorrenti e organizza le scenografie, lavorando per valorizzare ogni singola esibizione. Luca, assente per motivi di salute, raccoglie tanti applausi, merito anche di Morgan che ne tesse le lodi, attribuendogli parte del merito che ha fatto sì che X–Factor riesca oggi a raccogliere un così ampio successo, e sia apprezzato anche da un artista come Francesco De Gregori, un paio di settimane fa ospite della trasmissione, contro ogni pregiudizio.
Francesco Facchinetti, a suo agio tra le discussioni dei giurati, mette in evidenza che il maggior pregio del programma è il primato della musica: «La dinamica è chiara, i tempi stretti: esibizione-giudizio-esibizione-giudizio. Nient’altro. Il pubblico impara a conoscere i concorrenti poco alla volta, senza esagerazioni, senza tracimare nel reality. La protagonista è la musica».
Stanco e arrabbiato per essere stato bruscamente interrotto durante un intervento, Morgan lascia l’aula in anticipo. Marco, Silver, Paola, le Yavanna (dei finalisti mancava solo Giuliano, «a casa a studiare», lo giustifica Claudia Mori), le due giudici e Francesco Facchinetti, invece, si trattengono ben oltre la conclusione dell’incontro, tra fotografie e autografi, con gli studenti presenti. Ragazzi ancora in cerca del loro x–factor, o quantomeno di un talent scout.