Un traguardo importante per il Dipartimento di Scienze religiose ma anche l’occasione per guardare ai passi compiuti negli ultimi cinquant’anni e individuare le nuove sfide del futuro.
«Il Dipartimento costituisce un elemento portante e significativo dell’Università Cattolica» afferma il preside della facoltà di Lettere e filosofia Angelo Bianchi, dopo i saluti del direttore Marco Rizzi, in occasione del convegno del Cinquantesimo.
Al termine del Concilio Vaticano II, nel 1965, il rettore Ezio Franceschini in un celebre discorso legò la storia dell’Università Cattolica alla storia della chiesa. Chi realizzò questo progetto fu il rettore Giuseppe Lazzati e, tra i primi frutti del cambiamento conciliare, ci fu proprio l’istituzione del Dipartimento di Scienze Religiose che rappresentava una novità e una scelta coraggiosa per vari motivi.
«Raccoglieva le indicazioni del travaglio del mondo universitario che riorganizzò il sistema universitario con l’istituzione dei dipartimenti» fa notare il professor Bianchi. «La chiesa, che vive nel mondo, ha bisogno di nuovi strumenti per la sua azione, è in tal senso il Dipartimento offre i suoi strumenti storico-filologici e le sue nuove ricerche. Inoltre consente di cogliere il senso di Università Cattolica, attualizzato e aggiornato, di comprendere l’utilità dell’Università Cattolica oggi, il suo compito, la sua declinazione con altre realtà e istituzioni per ripensare e attualizzare il ruolo di docenti e studenti all’interno della società italiana e della chiesa».
Secondo il professor Franco Pizzolato «il compito della Cattolica, previsto da padre Gemelli, sulla scia del Concilio Vaticano I, teso a coniugare scienza e fede, aveva raggiunto il suo scopo con l’accreditamento della Cattolica nel mondo scientifico. Con il Dipartimento di Scienze religiose si intendeva implementare un positivo rapporto tra la ricerca e la visione dell’uomo moderno, caratterizzata culturalmente e in clima dialogico col mondo».
Nel suo intervento il rettore Franco Anelli richiama il fondatore padre Gemelli, attento e acuto osservatore del mondo accademico-scientifico internazionale, al quale si deve l’istituzione della prima cattedra in Italia di “Letteratura cristiana antica”. Inoltre, afferma il rettore, «gli studi religiosi si devono misurare con una società multireligiosa e sempre più differenziata in termini culturali, per cui, accanto alla ricerca innovativa, è necessaria anche un’attenta opera di conservazione della memoria culturale propria di ciascuna comunità e di ciascuna tradizione religiosa», auspicando che l’Università Cattolica «possa restare fedele alla sua ispirazione e al tempo stesso sempre al passo con il tempo presente e i suoi profondi cambiamenti».
L’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori ribadisce l’importanza della teologia nel contesto degli studi universitari, e il contributo straordinario che può offrire al nostro Ateneo. L’insegnamento della teologia infatti sviluppa ricerca e attitudine alla divulgazione dei saperi. Riprendendo il magistero di papa Francesco cita il concetto di “teologia in uscita”, cioè del pensiero teologico «che si unisce con la storia e si immerge nei vari contesti culturali, che si confronta con le realtà di frontiera, dove forti sono le istanze di riscatto e di giustizia». Monsignor Giuliodori fa riferimento anche al rapporto tra il Dipartimento di Scienze Religiose e il collegio dei docenti di Teologia, un rapporto fruttuoso e ricco nella diversità di ruoli e competenze, e augura che tale relazione possa costituire un laboratorio utile per dare sviluppo e sostegno sui temi religiosi, e offrire un grande contributo anche alle attività della Terza Missione.
A una tavola rotonda moderata dal professor Marco Rizzi con la partecipazione di accademici stranieri, il compito di mettere in luce i cambiamenti che interessano lo studio delle religioni e della teologia alla luce della trasformazione del panorama religioso della società, al contributo che tali studi possono offrire alla vita civile e politica; alle difficoltà affrontate all'interno dell’università e della società.
Il cardinal José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, illustra l’attuale modello pluralistico e aperto degli studi della religione, «in cui il paradigma della sostituzione si converte in paradigma di collaborazione e complementarità, e la teologia è accolta come interlocutore pienamente legittimo dal punto di vista epistemologico, portatore di una razionalità peculiare, che è imprescindibile per la ricostruzione della verità della esperienza religiosa. In questo quadro nuovo, ancora altamente instabile e in costante evoluzione, la teologia esce dall’isolamento cui è stata relegata per essere riconosciuta come testimone e attore necessario all’autocomprensione della credenza, a partire dalla sua origine (le fonti), nella sua evoluzione nel corso della storia (la Tradizione) e nell’elaborazione teologale della sua recezione attuale».