di Livia Cadei *
È estate ed è tempo di turismo. Nel periodo da dedicare al riposo ed al ristoro, un numero sempre maggiore di giovani trova il modo di rigenerarsi con attività di servizio. Che siano rivolte all’ambiente o alla solidarietà, svolte a tutela della natura o per promuovere la cultura oppure ancora per stabilire relazioni, spesso si tratta di esperienze da ricondurre al turismo di volontariato.
Da qualche decennio si è fatto strada un nuovo modo di pensare all’attività turistica intesa come pratica di servizio, che risponde al bisogno di approcciarsi con una modalità diversa nei confronti dei luoghi che si possono visitare, con uno sguardo alternativo e autentico volto a permettere una relazione più intima tra il viaggiatore e la sua meta.
Il turismo di volontariato, rispetto alle forme tradizionali, insiste sulla dimensione alternativa che offre ai visitatori l’opportunità di sviluppare il loro potenziale creativo, attraverso la partecipazione ad attività ed esperienze di apprendimento caratteristici della destinazione dove essi sono impegnati. Il viaggio turistico rappresenta un’occasione importante per realizzare un’esperienza creativa, fortemente connessa al luogo da visitare e in grado di generare un cambiamento interiore nel viaggiatore. Così, allora, l’attività di servizio intreccia al tempo stesso, lo sviluppo delle comunità visitate con la crescita dei soggetti che intraprendono il viaggio.
Questa forma di turismo sembra attrarre in modo particolare i giovani universitari che, con nuovi stili di viaggio, si mettono in cammino alla ricerca della possibilità di vivere esperienze, in grado di conferire senso e valore alla loro persona, non contaminate o manipolate, ma autentiche ed alternative.
Un arcipelago di motivazioni spinge i ragazzi a decidere di impegnarsi gratuitamente. Essi puntano sulla dimensione della relazione, la possibilità dell’incontro, la conoscenza di culture e di situazioni diverse. Chi si dispone verso questo tipo di volontariato lo fa perché spinto dal desiderio di vivere esperienze che possano aiutarlo a uscire da se stesso, di oltrepassare i confini del contesto in cui vive e dalla voglia di aprire gli occhi sul mondo. Curiosità e generosità sono i motori della ricerca e basta scorrere le testimonianze dei viaggi realizzati dai ragazzi per individuare l’elemento comune nella cifra dell’unicità e dell’intensità.
Si tratta di esperienze ricche, rispetto alle quali gli Atenei guardano con attenzione e con accresciuta convinzione. Anche l’Università Cattolica predispone diversi programmi (dal Charity Work Program all'International Volunteering, dal Mission Exposure al Service Learnig), il cui valore aggiunto è quello di offrire agli studenti le possibilità per arricchire il loro percorso formativo. La dimensione formativa però, non è attesa in modo spontaneo, con la semplice partecipazione a esperienze di servizio in contesti di solidarietà. La vivacità dei giovani universitari è forza generosa e utile per sperimentare talenti e sviluppare competenze ma, per le energie che mettono a disposizione, attendono di produrre valore attraverso un accompagnamento e un sostegno nell’esplorazione del senso dell’azione.
* docente di Pedagogia Generale e Sociale, facoltà di Psicologia, sede di Brescia