Sacerdote letterato, consulente di papa Francesco, maestro di meditazione, esploratore del deserto. Tutto questo è Pablo d’Ors, lo scrittore spagnolo che torna in Italia per presentare il suo nuovo libro, L’oblio di sé, dopo il successo di Biografia del silenzio (entrambi Vita e Pensiero) che in Spagna ha superato le 100 mila copie vendute. Perché? Perché questo “amigo del desierto”, come si definisce, ha la capacità di toccare il cuore e di farci assaporare la luce del silenzio.
«Il desiderio di luce produce luce» è l’epigrafe di Simone Weil che apre Biografia del silenzio; «ricorda che sei piccolo» è quella di Charles de Foucauld che avvia L’oblio di sé. Due soglie da attraversare per entrare nel mondo dei valori cristiani che d’Ors racconterà nel suo secondo appuntamento milanese dopo l’edizione Bookcity 2014 in Università Cattolica. Sarà infatti protagonista dell’evento «Non concepisco l’amore senza esagerazione». L’avventura spirituale di Charles de Foucauld che si terrà mercoledì 14 dicembre alle 18 nella Sacrestia Bramantesca di Santa Maria delle Grazie.
L’occasione è data da un anniversario: 100 anni dalla morte del beato fratel Carlo, assassinato all’età di 58 anni da un gruppo armato della tribù dei senussisti, che aveva circondato il suo eremo di Tamanrasset nel Sahara algerino. Pablo d’Ors ne L’oblio di sé racconta l’avventurosa e particolare vita di questo marabut cristiano, nato visconte in Francia, dall’adolescenza turbolenta, poi esploratore del Marocco, giardiniere a Nazareth, eremita amico degli arabi, morto povero tra i più poveri, ma lo fa narrando la storia in prima persona.
«Mai nessuno aveva osato scrivere un’autobiografia immedesimandosi nel soggetto narrante a tal punto da confondere la sua vita con quella del personaggio stesso» ha scritto “L’Osservatore Romano” commentando L’oblio di sé, che è un diario-romanzo in cui la vita del protagonista si svolge attraverso otto capitoli, dalla Confusione all’Illuminazione. Una ricerca di Dio che passa da esercizi estremi dello spirito alla sorpresa di scoprirlo vivo e presente anche nella più umile e banale delle vite umane. Un viaggio reale che è anche una riflessione moderna sulla gloria mondana, che passa e lascia insoddisfatti, sulla “follia” del preferire l’ultimo posto al primo, o come scrive d’Ors, parlando per Charles de Foucauld: «Vedo spesso la gente del mondo camminare in senso contrario al mio. Ma non sono solo; altri mi accompagnano, tutti solitari, tutti folli. E il primo della fila è proprio Gesù Cristo: il più folle di tutti».