di don Andrea Ballarin *
Sono vie poco usuali quelle che mi hanno portato al master “Azioni e interazioni pedagogiche attraverso la narrazione e l’educazione alla teatralità”. Non ho fatto il classico percorso universitario di laurea triennale e magistrale, ma ho frequentato il seminario diocesano di Modena, conseguendo il baccalaureato in Sacra Teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, e sono stato ordinato prete nel 2016.
Il mio “lavoro” è quindi quello del vice-parroco nella parrocchia di Castelnuovo Rangone, un paese in provincia di Modena. Accanto a questo percorso però ho sempre coltivato la passione per il teatro e ho portato in me l’interrogativo di come poterla coniugare con quello che era il mio impegno principale da sacerdote.
Ho incontrato nel 2017 il master ed è stato un incontro che mi ha aperto nuove prospettive e ha dato risposta alle domande che portavo con me. Forse è meglio dire che ha interrogato le mie domande con altre domande, ha aperto interrogativi nuovi, ha indicato e suggerito strade di ricerca che prima intuivo ma non sapevo come percorrere.
Il master mi ha permesso di mettere in relazione il mio impegno pastorale con adulti, giovani e bambini con la mia grande passione per il teatro, che non rimane più solamente una passione, ma diventa strumento e campo di lavoro per l’educazione e la crescita di coloro che incontro e di me in prima persona. La metodologia pratico-teorica mi ha permesso di sperimentare prima di tutto sulla mia pelle la proposta di Educazione alla Teatralità che ci è stata offerta, di essere io il primo a poterne beneficiare e a scoprirne la validità per la crescita umana integrale della persona.
Il lavoro che abbiamo svolto insieme è partito dalle basi, dalla grammatica dell’educazione alla teatralità (linguaggio non verbale, linguaggio verbale, linguaggio dello spazio e della musica, manipolazione dei materiali e narrazione) per aiutarci poi a mettere in relazione questi linguaggio e poter costruire un nostro progetto creativo. Diverse volte nel corso del master siamo stati messi alla prova con lavori individuali e di gruppo, laboratori e progetti da pensare e presentare agli altri, e questo ci ha permesso di fare di volta in volta sintesi di ciò che avevamo appreso, e allo stesso tempo di sperimentarci in azione. Le lezioni teoriche del sabato ci hanno sempre coinvolto con lavori di gruppo, discussioni in classe e piccoli workshop, aiutandoci a rileggere l’esperienza teatrale vissuta al venerdì e dandoci un quadro generale e un contesto culturale in cui poterci inserire.
Oggi diverse possibilità si aprono davanti a me, so di aver acquisito una sicurezza e una competenza in ambito teatrale che prima non avevo. Non solo riesco a proporre esperienze e laboratori di teatro, di narrazione, di lavoro con le arti espressive a bambini, giovani e adulti, ma mi sento capace di leggere all’interno di questi processi, di comprendere le dinamiche e le interazioni che si attivano e quelle da mettere in moto.
Il master mi ha permesso di possedere una grammatica dell’educazione alla teatralità, e pur senza aver esaurito tutto ciò che si può imparare in ambito teatrale (che sarebbe impossibile) mi ha dato le competenze per poter strutturare il mio percorso di apprendimento e la capacità di cercare e interrogarmi costruendo con capacità critica il mio percorso di crescita.
* 27 anni, di Modena, vice-parroco di Castelnuovo Rangone