In equilibrio tra arte, moda e fotografia, facendo del mix di discipline e suggestioni culturali la chiave per la realizzazione di prodotti editoriali che siano esteticamente accattivanti e, al tempo stesso, efficaci nel veicolare il messaggio.
Sono gli ingredienti alla base del lavoro di Roberta Beschi, stylist e producer nell’editoria della moda, che ha fatto della contaminazione tra le arti il segreto per cogliere nuove opportunità.
Dagli studi al DAMS ed in Filologia Moderna, ad un settore - spesso etichettato inarrivabile - come quello della moda. In cosa consiste concretamente la tua professione?
Mi occupo di fashion styling e produzioni nell’ambito della moda e artistico. Questo significa che nel corso della mia giornata-tipo lavoro in un team composto da diverse figure professionali, tra cui un fotografo, una o più modelle, e un make up artist. Può trattarsi della pubblicazione su una rivista di una storia per immagini, ma anche di contenuti commerciali come campagne adv o contenuti social. In qualità di stylist contatto gli uffici stampa dei vari brand per prendere a prestito i capi per realizzare il servizio editoriale e presento alcuni look creati secondo il mio punto di vista stilistico sulla modella. Nel caso di un lavoro commerciale mi trovo invece ad abbinare la collezione da pubblicizzare con vari accessori, al fine di realizzare scatti fotografici in grado di soddisfare il bisogno del cliente.
Quando lavoro con il mio compagno, di professione fotografo, mi occupo inoltre di creare e gestire l’intera produzione del servizio, a partire dalla costituzione del team. Per questo faccio casting alle modelle, seleziono i make up artist, cerco uno studio o una location funzionale al messaggio da veicolare. Anche in virtù di questo mi capita inoltre di essere coinvolta nella realizzazione di eventi espositivi, come la recente mostra “Contemporary Fashion Photography” con gli studenti del DAMS, dove sono riuscita a coniugare i due ambiti.
Quali sono stati gli step salienti che ti hanno portato dove sei oggi?
Non è stato un percorso lineare. Dopo la laurea al DAMS con indirizzo Organizzazione di eventi artistici ed il biennio magistrale in Filologia moderna con indirizzo Storia e critica d'arte, entrambi conseguiti a Brescia, ho voluto approfondire il tema con un diploma post laurea in Events Management a Londra. Un'offerta di lavoro nel settore mi ha riportata in Italia dove mi sono occupata di comunicazione e PR nei settori scientifico prima e immobiliare poi. Per tre anni ho fatto parte di una segreteria che si occupava di organizzare congressi medico-scientifici, occupandomi della comunicazione degli eventi in calendario. Per altri quattro anni, invece, ho unito logistica e promozione nel ruolo di organizzatrice di eventi formativi in ambito immobiliare in un'azienda che già nel 2015 mi permetteva lo smart working di cui oggi si parla tanto. Da un paio d'anni, ovvero da quando lavoro al fianco del mio compagno Sami Oliver Nakari, sono tornata in ambito creativo: dapprima con le produzioni di moda, creando i team e gestendo il lavoro di Sami, in seguito anche come stylist, grazie alle relazioni create negli anni con i vari brand, soprattutto a Milano. Ovviamente la passione per la moda è fondamentale.
Nel tuo settore lavorativo riscontri differenza tra Italia e l'estero, oppure le dinamiche sono le medesime?
Esistono ancora molte differenze, soprattutto tra storiche capitali della moda come Milano, Londra o Parigi e realtà come quella scandinava. Quest'ultima si sta evolvendo a ritmo sempre più sostenuto verso la sostenibilità: la vera nuova moda, fatta anche di design che guarda all'oriente e di iniziative culturali mixate all'arte. A gennaio 2020, nell’ambito della Fashion Week di Copenhagen, ho avuto modo di partecipare ad eventi aperti sia agli addetti ai lavori che agli appassionati. La politica è quella di avvicinare le persone e non escluderle a priori in base ad “etichette” arbitrarie, come invece accade altrove.
Quali delle competenze acquisite sui banchi dell'Università Cattolica ti sono state utili nella tua attuale professione e quali invece reputi oggetto di un continuo aggiornamento?
È una domanda che mi sono posta più volte e la risposta che mi sono data è sempre la medesima. Mi sono tornati utili una serie di argomenti, non presi singolarmente, bensì messi in relazione tra loro. Per entrambe le tesi di laurea ho adottato un approccio interdisciplinare, spaziando dall’arte alla moda, dall’organizzazione di eventi al marketing del territorio, sino alla letteratura italiana. Questa vocazione al crossover tra discipline diverse ma al tempo stesso complementari è ciò che oggi caratterizza il mio approccio al lavoro e mi permette di mantenere le antenne alzate per cogliere nuove opportunità.
Da aggiornare costantemente, invece, è tutto ciò che riguarda l’uso e le dinamiche dei social. Qui sta il mio unico rammarico: all’epoca il piano di studi non prevedeva insegnamenti relativi ai nuovi media e a strategie social, oggi invece assai presenti. Si tratta di un ambito in cui io ho dovuto attrezzarmi autonomamente con periodi di studio post laurea.
Hai qualche suggerimento per gli studenti che aspirano a lavorare nel tuo settore?
Individuare subito il lavoro che si desidera svolfere e puntare dritto alla meta. Oggi gli studenti hanno a disposizione molto materiale, strumenti ed occasioni per capire cosa fare nella vita. Scegliere presto consente di guadagnare tempo e risorse. Ed è qualcosa che mi sono trovata a constatare molte volte lungo il mio percorso.