Come è riuscito un partito che nel 2013 sembrava al capolinea a diventare (almeno nei sondaggi) il primo partito d’Italia? È tutto merito della nuova leadership di Matteo Salvini se la Lega è passata dal 4% a sfiorare il 34% e a raccogliere consensi anche nel meridione?
A queste e a tante altre domande ha provato a dar risposta l’incontro “Metamorfosi di un partito. La Lega di Matteo Salvini”, in occasione della presentazione del libro di Gianluca Passerelli e Dario Tuorto "La Lega di Salvini. Estrema destra di governo" (Il Mulino, Bologna 2018). Il convegno, coordinato da Damiano Palano, docente di Scienza della politica all’Università Cattolica, ha registrato la numerosa partecipazione degli studenti che hanno interagito attivamente con i due autori con osservazioni e domande. Il dibattito ha interessato il presunto cambiamento della Lega (Nord) dalla sua nascita ai nostri giorni analizzandolo da molteplici punti di vista.
Passerelli a tal proposito parla di «un tentativo di mascherare una metamorfosi indotta dagli eventi». Per il professore della Sapienza, infatti, identificare Salvini come il creatore di una Lega nuova è come guardare il dito e non la luna: «Ciò che dice Salvini lo diceva già fin dagli anni Novanta, più elegantemente, Berlusconi» spiega Passarelli. «Questa metamorfosi nella continuità è il frutto di un Paese che non ha mai fatto i conti con se stesso e il proprio passato, un Paese col più basso tasso di laureati d’Europa, con un tessuto sociale molto debole che deve fare i conti con un mondo cambiato, un mondo delle paure. Salvini vince anche per assenza di competitori».
Dario Tuorto si concentra invece su un’analisi degli elettori. A differenza di quanto accade nei paesi dell’est Europa, dove i partiti sovranisti conquistano molti voti nelle fascia di elettori più giovani, in Italia il voto dei giovani a Salvini non è rilevante.
Spiega Tuorto: «Non basta ringiovanire la politica per parlare ai ragazzi. Il problema è quello delle tematiche che non presentano particolari discontinuità nella Lega di oggi da quella del passato, sopratutto nell’ambito economico, di cui non si parla mai». Il partito del Carroccio viene descritto come ancora portatore degli interessi degli imprenditori del Nord, tuttavia in un contesto diverso da quello in cui era presente Umberto Bossi. «Per poter essere il partito egemone è necessario ottenere anche voti nel Centro e nel Sud – spiega Tuorlo – e per farlo Salvini si propone come uomo dello Stato, che avrà una soluzione quando il problema dell’immigrazione interesserà anche il Mezzogiorno».
Tutti questi aspetti, e molti altri, sono trattati nel libro dei due studiosi che non è solo un testo di ricerca, ma è rivolto alla più ampia opinione pubblica.