Viene conferito dal 1961 ai migliori laureati di ciascuna facoltà dell’Università Cattolica. Il Premio Gemelli, intitolato alla memoria del fondatore dell’ateneo, è stato assegnato per la cinquantunesima volta lo scorso 20 novembre nell’aula Pio XI. Madrina dell’evento la giornalista di Rado Monte Carlo Daniela Ducoli.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione dei laureati della Cattolica “Ludovico Necchi” e realizzata con il contributo della Fondazione Cariplo, ha contato quest’anno sulla partecipazione di Giancarlo Abete, presidente della Federazione italiana giuoco calcio (Figc). Al presidente dell’associazione nata nel 1930, Carlo Assi, il compito di ricordare che si tratta di un premio di cambiamento e di impegno. «L’apporto dell’Università affinché si crei e si sviluppi una comunità degli alumni è rinnovato e crescente - ha affermato -. È il riconoscimento di un percorso che, con questa edizione, porta i migliori neo-dottori della Cattolica a diventare anche autori di un volume». Per la prima volta nella storia del premio, infatti, le tesi dei 14 premiati sono diventate brevi pubblicazioni scientifiche, in formato digitale, come ha spiegato il direttore di Vita e Pensiero Aurelio Mottola.
Nel suo intervento di saluto, il prorettore vicario Franco Anelli si è rivolto ai premiati affermando che sono il segno che ha senso che una università venga istituita e continui a funzionare. «Se sono qui, è certamente per il loro talento individuale ma anche per la loro determinazione: sono stati sinceri con se stessi nel coltivare le loro ambizioni in un profondo senso di competizione leale. Oggi, fortunatamente, si è tornati a parlare di merito, mentre nei licei degli anni Settanta era quasi disprezzato. Chi studiava era un piccolo borghese con aspirazioni da arrampicatore sociale, che tendeva a costruirsi una carriera attraverso l’impegno personale. Questi giovani - ha proseguito il prorettore vicario - hanno fatto dei sacrifici per raggiungere questo obiettivo perché sapevano di dover entrare davvero a far parte di una società competitiva. Lo scopo della nostra istituzione non è soltanto quello di offrire la possibilità di imparare delle nozioni che possano essere spese su un qualche mercato ma anche quello di impararle dentro un quadro che possa aiutare a essere migliori per la società ma ancor prima verso sé stessi. E ciò fa in modo che anche le difficoltà inevitabili che dovranno affrontare in una società ricca di incertezze possano essere affrontate con un migliore significato».
Dopo l’intervento dell’assistente ecclesiastico generale padre Luigi Cavagna, che ha ricordato la figura del medico cattolico e fondatore dell’ateneo Ludovico Necchi, la parola è passata a Giancarlo Abete che ha parlato di “Storie e Imprese”, facendo con collegamento tra lo sport e alcune delle tesi premiate. «Nella titolazione di queste tesi si parla di lealtà e di probità, facendo riferimento al processo civile – ha detto citando il lavoro del laureato in Giurisprudenza -. Due valori che sono anche alla base dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva». Abete ha fatto riferimento anche alla tesi dedicata alla comunicazione interna ed esterna nella società di calcio AC Milan. «Fermo restando la dimensione valoriale, lo sport ha un forte impatto economico e occupazionale. Il Libro bianco dell’Unione europea del 2009 afferma che il sistema sportivo in Europa vale il 3,7% del prodotto interno lordo e determina 15 milioni di occupati». Secondo il presidente della Figc lo sport, il turismo e i beni culturali sono un forte valore aggiunto in una società post-capitalista e come tale determinano un fattore importante anche per lo sviluppo economico del sistema Paese. Oltre a suscitare l’attenzione anche del mondo ecclesiale, per i valori che porta con sé, come hanno testimoniato nel loro magistero gli ultimi pontefici.
I PREMIATI CON IL PREMIO GEMELLI 2012 E I TEMI DELLE TESI ( KB)