Chi non sognerebbe di entrare a Paperopoli o diventare compagno di avventure di Topolino e degli altri personaggi creati dalla matita d Walt Disney? Silvia Martinoli, laureata in Lingue all’Università Cattolica, questo sogno l’ha realizzato divenendo una delle sceneggiatrici per l’Italia delle storie di Mickey Mouse. «Fin da piccola mi è sempre piaciuto leggere, inventare e scrivere storie - racconta -. Sono cresciuta collezionando numeri di Topolino e guardando i cartoni Disney. Volevo vivere a Paperopoli. Chissà, magari un giorno riuscirò a visitarla davvero». Intanto ha raggiunto il traguardo di scrivere le storie del topo più famoso del mondo: «Paperi e Topi erano i miei personaggi preferiti, quelli più simpatici, che mi tenevano compagnia anche nelle giornate storte. Quante volte mi sono addormentata insieme a loro, con Topolino sotto il cuscino. Essendo all’epoca un po’ timida, mi divertivo a scrivere storie, ma non le facevo leggere a nessuno: per anni ho avuto un vasto pubblico di lettori immaginari composto dai pupazzi di camera mia».
Quando hai capito che quel pubblico sarebbe potuto diventare reale? Nove o dieci anni fa mi aggiravo per i corridoi dell’Università Cattolica di Milano, piena di sogni e belle speranze. Non sapevo cosa volevo fare “da grande”. Di certo sapevo di voler scrivere, ma mi piacevano tante cose. I libri, il cinema, la musica, la Tv.
E poi cosa è successo? Un giorno, sono andata a parlare della mia tesi con il professor Armando Fumagalli, che è rimasto la mia guida sui vari percorsi di scrittura. Il suo aiuto e il suo suggerimento sono stati più che preziosi. Mi ha indirizzato al seminario di Scrittura per il fumetto del Corso di Semiotica. Ho pensato: “Bello! I fumetti mi son sempre piaciuti!”.
E lì cosa è cambiato? Ho incontrato Gianfranco Cordara di Disney Publishing che, forte della sua esperienza non solo di narratore di storie, ma anche di manager, ha iniziato a leggere e a valutare le mie prime “terribili” pagine. Al corso insegnavano “sceneggiatura”. Che parola magica! È lì che ho avuto l’illuminazione: avrei scritto le storie di Topolino.
E ti sei buttata a capofitto… Certo, all’inizio non è stato facile, ma senza mollare ho cominciato a mandare in giro idee, soggetti, ipotesi di progetti vari. Nel frattempo ho avuto la fortuna di poter fare uno stage e poi lavorare come story editor per de Mas & Partners e RaiFiction, seguendo lo sviluppo di tre serie Tv in animazione: I Bibi, Le Storie di Anna 2 e Lo Zecchino d’Oro – Sesta Serie.
E Topolino? Per estendere la mia formazione anche al mondo della fiction e del cinema, sono entrata al prestigioso master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema dell’Università Cattolica, diretto dal professor Fumagalli. Da lì il passo è stato breve. Prima ancora della fine del master, e grazie ai numerosi contatti che mi ha fornito, sono stata scelta come autrice per un cartone animato in stop-motion prodotto da Calon TV e BBC (Hana’s Helpline) e poi per una serie di magazine con protagonisti i personaggi disneyani: Topolino, Paperino, Paperinik Cult, Toy Story, Minnie & Daisy.
Quanto devi ai tuoi studi in termini di abilità acquisite? Molto, moltissimo. Posso dire che è stato proprio sui banchi dell’Università Cattolica e in particolare del master che ho cominciato non solo a studiare, ma a mettere in pratica sul serio le varie tecniche di scrittura. Non solo, ho imparato soprattutto quella che è per me la lezione più importante: dare tutto e mettere sempre, in ogni cosa che fai, quella grande passione che spero di riuscire a trasmettere almeno un pochino ai lettori e al pubblico, perché è ciò che rende questo lavoro per me così speciale.
Che cosa consigli a chi sogna di fare il tuo lavoro? Se si vuole scrivere - che sia per i fumetti, per la narrativa, per il cinema o per la Tv - è senz’altro molto utile avere una solida formazione di tipo umanistico, magari appunto seguita da un master che indirizzi in modo concreto verso il mondo del lavoro. E poi, come per tutto, bisogna crederci. Non mollare dopo il primo, il secondo o il ventesimo rifiuto. Da una parte, bisogna andare avanti a testa bassa, convinti delle proprie capacità. Dall’altra, si deve riuscire ad assorbire più suggerimenti possibili. Poi possono esserci momenti difficili, ma sono convinta che nel lavoro, come nella vita, quello che viene facile poi non dura. Naturalmente per me scrivere storie per il Topo più famoso del mondo non è solo un lavoro, ma anche e soprattutto un grande onore.