2,3 miliardi di euro all’anno. È questa la stima delle perdite delle aziende italiane del retail a causa di furti e rapine. Una cifra che rappresenta in media l’1,1% del fatturato del settore, e che sale complessivamente a 3,4 miliardi di euro - quasi 60 euro ad abitante - se si conta anche la spesa in sistemi di sicurezza.
A dirlo è il nuovo studio realizzato da Crime&tech, spin-off company del centro Transcrime dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Laboratorio per la Sicurezza e il supporto di Checkpoint Systems.
Il report “La sicurezza nel retail in Italia. Uno studio su furti, rapine e nuovi sistemi di prevenzione” è il risultato di un’analisi condotta su oltre 8mila punti vendita in tutta Italia, corrispondenti a circa il 12% del fatturato dell’intero settore.
Come sottolineano gli autori, «lo studio combina dati quantitativi sui singoli punti vendita, condivisi direttamente dalle aziende, con informazioni raccolte attraverso un questionario compilato da 30 tra i più importanti gruppi retail italiani». In particolare, sono state analizzate le variazioni delle differenze inventariali tra diverse aree geografiche e settori merceologici, e tra negozi in centri commerciali e in città. Inoltre, è stata fornita una panoramica sulle modalità di furto più comuni e sulle misure e tecnologie di sicurezza adottate dalle aziende intervistate.
I settori dove si registrano le maggiori perdite sono l’Abbigliamento - Fast fashion, la Grande Distribuzione Organizzata e le Calzature e Accessori.
Le regioni più colpite sono Campania, Puglia ed Emilia Romagna. Ma esistono alcune concentrazioni territoriali a maggior rischio, dalla bassa padana (tra Alessandria e Bologna), alle province di Bari e Brindisi, all’area compresa tra Napoli e Cosenza.
I punti vendita situati nei comuni più piccoli e periferici, meno densamente popolati, con PIL pro-capite inferiore e tassi più alti di giovani e disoccupati registrano differenze inventariali maggiori. In media, le perdite sono più alte nei negozi in centri commerciali che in città.
Tra le cause di perdita, prevalgono taccheggi e rapine ad opera di soggetti esterni, seguiti da furti interni (ad opera di dipendenti infedeli) e da quelli nella catena logistica.
Sono in aumento i furti organizzati sia a opera di micro-bande di 2-3 persone che quelli compiuti da gruppi criminali (soprattutto sotto forma di intrusioni notturne). Le fasce d’età più ricorrenti dei “ladri di negozi” sono 18-25 e 26-40 tra gli uomini e le donne tra 26 e 40 anni. In termini di nazionalità, prevalgono i soggetti dell’Est Europa.
In media, nel 2016, per ogni punto vendita del retail sono stati sventati 83 furti. Il numero è maggiore nel nord-ovest (Lombardia in testa) e nei grandi centri urbani, dove i retailer concentrano gli investimenti sulla sicurezza.
La spesa sostenuta per le misure di sicurezza è in media dello 0,5% del fatturato, ma oscilla tra lo 0,1% e l’1,2% a seconda del settore e con differenze anche all’interno dello stesso comparto.
Tra le misure di sicurezza più utilizzate troviamo i sistemi anti-taccheggio (EAS), la videosorveglianza e le guardie non armate, con differenze tra settori e a seconda dell’esposizione al rischio del singolo punto vendita.