Il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali, diretto da Milena Santerini, ha promosso una rete di reti per contrastare l’odio che corre via web senza mettersi sul suo stesso piano. Sarà messo a disposizione un assegno di ricerca in analisi dei dati
Combattere l’hate speech attraverso una pagina Facebook. È nata pochi giorni fa con questa intenzione Mediavox, una rete di reti e al tempo stesso un progetto di ricerca che prende l’avvio in Università Cattolica dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali diretto da Milena Santerini, docente di Pedagogia sociale e interculturale.
«Al centro c’è l’idea di combattere l’odio online attraverso la contro-narrazione, ossia una comunicazione propositiva che rilevando comportamenti, azioni, iniziative positive sia anche di contrasto alle forme di odio», ha dichiarato la professoressa, di recente nominata Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.
Innanzitutto Mediavox intende condividere contenuti e ci sta riuscendo se consideriamo il migliaio di follower conquistati in soli due giorni dall’avvio della pagina. «Il lavoro di ricerca che vogliamo portare avanti sul contrasto all’odio consiste non nel rispondere in modo reattivo contrastando le opinioni false, l’insulto, la diffamazione, quanto piuttosto reagendo con contenuti corretti, trasparenti, condivisi per il bene comune con attenzione al discorso d’odio in quel momento sulla rete. Se il problema ora è il Coronavirus scegliamo una comunicazione che contrasti ogni forma di divisione della popolazione, di attacco all’Europa o agli enti sovranazionali, di diffamazione reciproca o di attacchi razzisti. Abbiamo pubblicato post sugli aiuti dell’Europa all’Italia in questo momento difficile, sui volontari al tempo del coronavirus, ribadito l’importanza della preghiera, condiviso iniziative di solidarietà digitale, segnalato i gesti di accoglienza da parte di altri Paesi».
Tutto questo è possibile grazie anche ai partner di Mediavox, dall’Ufficio comunicazioni sociali della CEI all’Istituto Toniolo, da Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, a Retinopera a cui aderiscono le principali associazioni cattoliche (Azione Cattolica, Acli, Compagnia delle opere, Rinnovamento dello Spirito, Agesci, Opus Dei, Sant’Egidio, Focsiv…).
«Chiediamo loro di segnalarci comunicazioni interessanti di contrasto all’odio che possono essere poi veicolati sulla nostra pagina facebook - ha precisato la professoressa Santerini - e viceversa proponiamo loro di utilizzare le nostre segnalazioni, nell’ottica di una collaborazione virtuosa con un obiettivo comune».
Per la parte di ricerca, il progetto si avvale innanzitutto della collaborazione dei docenti per studiare i sentiment della rete, capire come interagisce, cosa rilancia, quali sono i contenuti più interessanti e condivisi, e per dare una rilevanza qualitativa e quantitativa alla comunicazione. Lo stesso Ateneo ha garantito un assegno di ricerca a una ricercatrice di Matematica per le analisi dei dati.
Lo studio del web avviene valutando i trend del discorso pubblico principalmente in sei aree: Europa, democrazia, economia, povertà, immigrazione e ambiente. E poi si condividono contenuti con la modalità della contro-narrazione che trasmette sempre una predisposizione resiliente e ottimista.
In particolare le forme d’odio che sono studiate sono l’odio sociale che colpisce categorie più deboli (come ad esempio i malati, e a volte i personaggi politici), l’odio antireligioso (come l’antisemitismo o l’islamofobia), l’odio etnico-razzista e l’odio sessista. Sono state individuate forme retoriche quali umiliazione, disprezzo, insulto, derisione, scherno, di fronte a cui il tentativo è quello di contrapporre sempre messaggi positivi che combattano la paura della fragilità.