Non si è trattato della consueta presentazione di un libro, ma di un’occasione per aggiungere un nuovo capitolo al libro di monsignor Samuele Sangalli Immigration. Understanding and proposals (Gregorian Biblical Press, 2018), grazie al contributo dei relatori presenti, come ha affermato il moderatore don Ferdinando Citterio.
Introdotti dalla professoressa Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, e da Caroline Kanter, direttrice della Konrad-Adenauer-Stiftung in Italia, sono intervenuti il 28 novembre in Aula Pio XI l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, il vescovo della Chiesa evangelica di Kurthessen-Waldeck professor Martin Hein, il segretario generale del Centro Islamico Culturale di Roma Abdellah Redouane e l’autore del volume, monsignor Samuele Sangalli.
L’integrazione, anche a livello di comunità religiose, risulta un tema ineludibile, un fenomeno che ha bisogno di essere compreso in tutta la sua portata e nelle sue valenze dialogiche, avvalendosi di persone coraggiose e lungimiranti oltre le chiusure nazionalistiche fonte di preoccupazione, come ha sottolineato la dottoressa Kanter.
Per la professoressa Beretta, «la dottrina sociale della chiesa sta cercando di far dialogare tutte le singole discipline alla luce della fede. Il tema del libro è importante e anche divisivo, perché sul tema dell’immigrazione si vedono emergere contraddizioni ma anche spazi, tra cui quello del dialogo tra le comunità religiose è uno dei più interessanti».
E proprio sull’integrazione degli immigrati nella chiesa milanese, è toccato a monsignor Delpini illustrare gli esiti del Sinodo minore sulla “Chiesa delle genti”, tra i primi atti del suo governo pastorale. L’arcivescovo ha parlato del rapporto della chiesa nella società, della chiesa che è per sua natura missionaria e mandata al mondo, considerando che i cattolici di Milano non sono solo i milanesi. Il Sinodo ha fatto una lettura di questo fenomeno non in chiave sociologica ma teologica, ispirata dalla docilità dello Spirito che accompagna la chiesa.
Interrogandosi sull’opera di Dio in questo tempo, monsignor Delpini ha fatto presente che come cattolici non abbiamo una risposta che sia uno slogan, ma è possibile individuare alcune caratteristiche di come Dio entra nel nostro presente: con lo stupore, perché Dio opera meraviglie, con l’entrare nella storia, senza sottrarsi alle novità, raccogliendo il grido dei poveri e accogliendo quelli che soffrono, affidandosi allo sguardo di Dio sulla storia mentre camminiamo verso la nuova Gerusalemme.
Questo si traduce nel sostegno alle emergenze di povertà, nel dare accoglienza e lavoro, nel favorire una vita dignitosa. Ma integrazione degli stranieri, per l’arcivescovo, non vuol dire omologazione perché «nella chiesa non ci sono stranieri ma battezzati».