Quarant’anni fa vedeva la luce uno dei documenti più importanti, e discussi, dell’economia italiana, lo Statuto dei lavoratori. Era il 20 maggio 1970. Il 19 marzo 2002, a Bologna, il giuslavorista Marco Biagi, cadeva sotto i colpi delle Nuove Brigate Rosse. Due date molto importanti che l’Università Cattolica ha voluto unire con un convegno dedicato al concetto di eguaglianza.
L’iniziativa, voluta e presieduta da Mario Napoli, docente di Diritto del lavoro alla Cattolica, ha visto la partecipazione di economisti, filosofi e giuristi che hanno declinato in varie forme il concetto di eguaglianza, il più impegnativo dei valori posti a fondamento della coesione sociale.
Una questione che non può prescindere da un approccio filosofico. Michele Lenoci, preside della facoltà di Scienze della formazione e docente di Storia della filosofia alla Cattolica, in tal senso ha ricordato il contributo di Adriano Bausola: «La libertà non può essere assolutizzata – ha detto citando le parole dell’indimenticato rettore della Cattolica - perché, se portata alle estreme conseguenze, tende a negare se stessa. Tra il tema della libertà e quello dell’eguaglianza occorre trovare un giusto compromesso, una via che può dare vita a una dialettica molto fruttuosa dove entrambi i concetti trovano reciproco sostegno».
Il professor Napoli, condividendo le parole di Lenoci ha poi sottolineato l’importanza della filosofia nella formazione dei giuslavoristi: «Come è possibile – si è chiesto – studiare il diritto del lavoro senza conoscere queste categorie, senza avere nel proprio bagaglio culturale questa sensibilità?».
L’importanza del concetto di eguaglianza formale e sostanziale è stato sottolineato da documenti come la Carta costituzionale e la Carta di Nizza poi resa vincolante dal Trattato di Lisbona che hanno ribadito quanto sia fondamentale "il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Su questo fronte è intervenuto il professor Tiziano Treu che ha sottolineato quanto ci si ancora da fare nella lotta alla diseguaglianza: «Le leggi contro le discriminazioni ci sono e sono anche corrette da un punto di vista formale ma hanno un tasso di inapplicabilità sconcertante. Vi sono ancora enormi disparità di reddito tra Paesi e persone. E’ necessario cambiare l’incidenza delle politiche – ha aggiunto – perché la tendenza comune è quella di intervenire sempre dopo che accade qualcosa. Non riusciamo a capire quali sono i meccanismi del mercato e si entra in azione solo con effetti riparatori».
Carlo Dell’Aringa, docente di Economia politica in Cattolica, ha invece offerto una riflessione sul ruolo del salario, attualmente oggetto di un dibattito tra chi lo vuole rilanciare come reddito e chi invece lo vede soprattutto come un costo. «Quel che però è certo – afferma Dell’Arringa –è che per rimettere in moto il sistema non bastano dei correttivi al mercato ma occorrono interventi consistenti».
E una riflessione: «Uno dei ‘meriti’ della crisi economica è quello di aver messo fortemente in discussione l’idea che i mercati alla fine funzionano sempre e che a questi dobbiamo affidarci». Ora sappiamo che non è proprio così.