L’Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano ha ospitato, giovedì 15 novembre, un importante momento di formazione organizzato dall’ Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (Anvur).
Molti e qualificati i contributi (le cui sintesi si potranno ritrovare sul sito dell’Agenzia), tra i quali quelli di Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, Massimo Castagnar del Consiglio direttivo dell’Anvur e di Fausto Fantini, portavoce del Convui.
Di seguito riportiamo un’ampia sintesi dell’intervento del professor Giovanni Marseguerra, Docente di Economia politica e Delegato del Rettore al Coordinamento dell’Offerta Formativa per il nostro Ateneo.
Come tutti sappiamo, il sistema di Autovalutazione, Valutazione Periodica e Accreditamento (Ava) fa riferimento a un articolato processo che si basa sul D.L. n. 19 del 27 gennaio 2012, il quale a sua volta applica l’articolo 5, comma 3 della Legge n.240 del 30 dicembre 2010. Il decreto prevede
I) Un sistema di accreditamento, iniziale e periodico, sia dei corsi di studio sia delle sedi universitarie;
II) Una valutazione periodica della qualità, dell’efficienza e dei risultati conseguiti dalle Università
Il decreto prevede poi anche il potenziamento del sistema di autovalutazione della qualità e dell’efficacia delle attività didattiche e di ricerca delle Università. In questo contesto, il compito dell’Anvur è quello di fissare prima e verificare e monitorare poi le metodologie, i criteri, i parametri e gli indicatori per l’accreditamento e per la valutazione periodica. Dunque, in via di sintesi, il sistema integrato Ava è destinato ad introdurre un sostanziale riassetto e una razionalizzazione del lavoro già in atto presso la quasi totalità degli Atenei, e dovrebbe condurre, in tempi brevi, alla possibilità di confrontare tra loro le varie università sulla base di parametri omogenei ed attendibili.
Da tempo ormai la qualità del sistema educativo si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica come questione centrale per la crescita economica e la coesione sociale del nostro Paese. Gli investimenti in ricerca e formazione sono essenziali per uscire dalla crisi ma d’altra parte in tempi di austerity esasperata tendono ad essere inopportunamente razionati e dunque è essenziale riuscire a selezionare per merito e qualità.
Le Università devono oggi fornire risposte adeguate alle esigenze di una società in rapida evoluzione. Vi è ormai una diffusa consapevolezza di come l’Università non possa più essere considerata solo come il momento finale di un percorso formativo, ma vada piuttosto intesa come un riferimento continuo del sapere, del saper fare e del saper essere che coinvolge sempre di più l’intera vita di una persona.
È il ruolo stesso dell’università nella società che viene oggi ripensato: l’Università deve produrre conoscenza (non diplomi!), deve formare persone, persone capaci di dare un contributo innovativo alle organizzazioni in cui si troveranno a operare dopo la laurea.
In particolare, le Università sono chiamate a riprogettare la propria offerta formativa al fine di rispondere più efficacemente alle attese provenienti dalla società civile. E le politiche pubbliche dovrebbero, per parte loro, provvedere alla definizione di un sistema di regole certe e stabili che consentano il miglioramento qualitativo e la valorizzazione del merito.
In questo quadro, per l’università diviene centrale il rafforzamento dell’accountability delle singole strutture e, più in generale, lo sviluppo di processi di assicurazione della qualità a livello istituzionale, nazionale ed europeo, elaborati su criteri e metodi trasparenti e condivisi. Sotto questo profilo molto è stato fatto, ma molto ancora resta da fare, anche perché sono molti i rischi che il processo prenda una direzione non desiderata.
Di questi rischi peraltro credo che l’Agenzia sia pienamente consapevole. Nel documento “AVA: La road-map dell’Anvur”, ad esempio, è infatti scritto: “L’Anvur è altresì consapevole che una applicazione prevalentemente formale e “burocratica” del d.lgs. n. 19/2012 porterebbe ad un appesantimento dei compiti, generando la tentazione di assolvervi in maniera esteriore e non incisiva, snaturando e vanificando la storica occasione di una seria riflessione critica e della messa in atto di strumenti essenziali per il miglioramento. Per questi motivi, nell’assolvere al compito affidatole dalla legge, l’Anvur si ispirerà al rispetto del trinomio autonomia, responsabilità, valutazione che deve, in misura progressiva, indirizzare il comportamento delle Università”. Si tratta, a mio avviso, del migliore tra tutti i criteri a cui un’Autorità possa ispirarsi e probabilmente l’unico che possa consentire di intendere la valutazione non come strumento per premiare e punire, bensì come strada maestra per il miglioramento del sistema di istruzione nel suo complesso.
Quella della qualità è oggi una sfida fondamentale anche per la promozione dell’internazionalizzazione del nostro sistema di alta formazione, dove l’internazionalizzazione va intesa come un complesso processo di inserimento della dimensione internazionale nelle attività accademiche di didattica e di ricerca (e si distinguono infatti in questo processo due componenti: quella che fa riferimento alla mobilità internazionale dei soggetti e quella, altrettanto se non più importante, che si riferisce all’ l’internazionalizzazione interna al sistema, che a che fare con i contenuti del sapere che viene trasmesso e, più precisamente, la misura in cui diminuiscono le specificità nazionali dei curricula e degli insegnamenti).
Da un lato solo una ricerca e una didattica di qualità consentono di attrarre in misura significativa studenti e professori dall’estero, così da ottenere una internazionalizzazione non effimera ma duratura e sostenibile e, dall’altro, il confronto continuo e lo scambio ripetuto con le realtà di altri Paesi funge da volano essenziale per una vera qualificazione delle nostre istituzioni di alta formazione.
Se la mobilità di ricercatori, studenti e docenti è elemento fondamentale per accrescere la qualità della ricerca e della didattica, sono i rapporti di collaborazione tra Atenei di diversi Paesi a rappresentare la misura più attendibile per valutare l'impatto che un’istituzione riesce ad avere, sia nel contesto territoriale e sociale che la esprime sia in ambito internazionale.
Dunque ricerca della qualità e promozione dell’internazionalizzazione sono tra loro fortemente legate e devono rafforzarsi l’una con l’altra in un circolo virtuoso che dobbiamo rapidamente attivare e poi continuamente alimentare.
Identificate sinteticamente le motivazioni che spiegano la recente enfasi sulla qualificazione del sistema nazionale di alta formazione, permettetemi di dire che l’Università Cattolica ha sempre riposto la massima attenzione alla promozione della qualità nella didattica, nella ricerca, nei servizi offerti agli studenti, in coerenza con il principio di porre sempre la persona, lo studente, al centro dei processo formativo, e proseguire in tal modo nella realizzazione del progetto culturale avviato da Padre Gemelli più di novant’anni fa. Per quanto attiene più in particolare alla concreta attuazione dell’intero sistema integrato Ava, pur senza entrare nei dettagli, ad oggi l’Università Cattolica, all’interno delle consuete procedure necessarie per l’attivazione della sua offerta formativa, ha già iniziato a porre in essere tutti gli adempimenti previsti dall’Anvur, con particolare attenzione a quelli relativi all’elaborazione dei Rapporti di riesame e delle Relazioni delle Commissioni Paritetiche (adeguatamente ridefinite ai sensi della nuova normativa), nonché introducendo il Presidio della Qualità nella forma di un Comitato.
Se si considera poi che sono state ingaggiate le strutture amministrative coinvolte nell’intero processo mediante la costituzione di un apposito gruppo di lavoro amministrativo “permanente” e si sono eseguiti una serie di interventi organizzativi e di sistema volti alla rapida implementazione del sistema Ava, compresa una precisa definizione della governance complessiva del processo, si può ragionevolmente dire che il nostro Ateneo ha intrapreso con determinazione il percorso di introduzione della nuova cultura organizzativa della qualità così come portata avanti dall’Agenzia.
Concludo con una riflessione sull’Europa. Come sappiamo tutti, la Commissione europea, nella strategia Europa 2020, ha posto la conoscenza al centro degli sforzi dell'Unione per ottenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Ma ricerca della qualità non vuol dire omologazione: “Il modello unico in materia di eccellenza non esiste: l'Europa ha bisogno di una grande diversità di istituti d'istruzione superiore e ciascuno di essi deve cercare di raggiungere l'eccellenza conformemente alla sua missione e alle sue priorità strategiche *”.
Credo che si tratti di un’impostazione ampiamente condivisibile che consente di rileggere il grande processo oggi in atto di qualificazione dell’Università come lo sforzo di definire un quadro normativo complessivo di buone pratiche vincolanti che consenta di far emergere gli specifici talenti delle varie Università, sulla base della promozione – come abbiamo visto - del grande principio della libertà responsabile delle diverse istituzioni della formazione. Un principio che, sotto il nome della sussidiarietà, è parte integrante del DNA della nostra Università, ed è questo un motivo più che sufficiente per sentirci, come Università Cattolica, particolarmente pronti e disponibili a dare un contributo forte e qualificato all’attività dell’Anvur.
* COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI, “Sostenere la crescita e l'occupazione - un progetto per la modernizzazione dei sistemi d'istruzione superiore in Europa”, Bruxelles, 20/09/2011.