Quanti genitori, osservando il proprio pargolo smanettare al computer, si sono domandati con un misto d’ammirazione e terrore se quel piccolo genio della rete potesse essere davvero sangue del loro sangue? Da oggi, potranno comunque guardare a vista i loro genietti, tenendo presente che esistono molti falsi miti sulla generazione dei nativi digitali. Infatti, non è vero che i giovanissimi sanno tutto di internet, o che i videogiochi sono diseducativi o, ancora, che non esistono tecnologie capaci di proteggere i più piccoli dalle trame del web.
Queste e molte altre tematiche sono state al centro della tavola rotonda Minacce Virtuali e opportunità reali - bambini e nuovi media, al Palazzo delle Stelline di Milano. La tavola rotonda, moderata da Sylvie Coyaud, era compresa nella due giorni Totem - i bambini della tribù dei media©: un’inedita iniziativa di media education, organizzata dall’associazione Terre des Hommes, attiva da 50 anni nella difesa dei bambini. In due giornate, le Stelline sono state invase da oltre 300 alunni, insegnanti e genitori delle scuole elementari e medie milanesi a cui sono stati offerti ben 16 laboratori, per stimolare un utilizzo consapevole e responsabile dei mezzi di comunicazione vecchi e nuovi. «Un approccio cosciente all’uso dei media - ha spiegato Paolo Ferrara, responsabile comunicazione della Ong - è il preludio a una piena cittadinanza digitale da cui i bambini non possono essere esclusi». Bisogna però tenere presente che «il 72% dei genitori italiani fatica a gestire le relazioni dei figli con i nuovi ritrovati tecnologici».
Soprattutto la ricerca di Giovanna Mascheroni, studiosa dell’Università Cattolica e referente italiana di Eu Kids Online, ha esaminato gli effetti del web-surfing sugli utenti europei più giovani: i rischi insiti nei nuovi media non provocano necessariamente dei danni, ma possono diventare una fonte di esperienze positive. La docente ha inoltre sfatato molti falsi miti, come la massiccia fruizione di siti pornografici, l’impossibilità per gli under-13 di accedere ai social network e il proliferare di contatti online con sconosciuti.
La psicolinguista Cristina Delogu, della fondazione Ugo Bordoni, ha poi illustrato le potenzialità delle nuove tecnologie nel settore dell’apprendimento: i nativi digitali imparano più facilmente e in maniera più duratura con programmi simili a videogiochi (capaci cioè di simulare la realtà) piuttosto che con software costituiti solo da testi e immagini. In conclusione Marco Giovannelli, direttore di Varesenews, ha presentato una case history sulla funzione di emancipazione sociale svolta dei new media tra i giovani del Nicaragua, dove le poche possibilità di apprendimento e di confronto con le realtà straniere sono offerte dal web.
Tutti i partner dell’evento - presenti anche Google e Vodafone -, pur ribadendo la necessità di una guida più attenta da parte degli adulti, hanno concordato sulle enormi potenzialità offerte dai mezzi di comunicazione. Educatori e genitori, invece di abdicare al proprio ruolo in questo delicato settore, dovrebbero cercare di superare ansia e inesperienza: piuttosto che imporre ai più piccoli divieti facilmente eludibili, meglio accompagnarli nell’approccio alla rete.