Una giornata di respiro ecumenico, quella che si è celebrata lo scorso 17 maggio tra largo Gemelli e piazza Sant’Ambrogio. Prima con la concelebrazione di rito ortodosso nella basilica patronale, presieduta dal metropolita di Mosca Hilarion, il “ministro degli esteri” del patriarca moscovita, che si è svolta alla presenza dell’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi. E poi, dopo lo splendore della liturgia ortodossa, in aula Pio XI, introdotta dal rettore Lorenzo Ornaghi, la presentazione del volume “Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia” scritto da Sua santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Il libro che, ha come sottotitolo “Dignità dell’uomo e diritti della persona”, è curato da Pierluca Azzaro, vanta un introduzione di monsignor Gianfranco Ravasi ed è edito dalla Libreria Editrice Vaticana e da Sofia: Idea Russa Idea d’Europa.
«È una pubblicazione che fa pensare e fa dialogare ed è sempre un grande merito», ha affermato il cardinal Tettamanzi, arcivescovo di Milano. «Libertà e responsabilità sono due termini che si richiamano a vicenda, in modo imprescindibile – ha aggiunto - e la ricerca della loro armonia, nel pensiero di Kirill, è condotta in modo originale e, nello stesso tempo, secondo la tipica visione spirituale e culturale dell’Ortodossia russa, si caratterizza per un approccio sinfonico alla realtà». Tettamanzi, che presiede l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, individua poi alcune convergenze significative tra aspetti del pensiero di Kirill e di quello di Papa Benedetto XVI sui temi dell’etica e dell’antropologia. A partire dall’incontro tra lo stesso patriarca, allora metropolita, e Jospeh Ratzinger appena eletto papa nel 2005, in cui Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa si sono riconosciute alleate nella lotta che vede contrapposte la tradizione cristiana e l’ideologia neoliberale secolarizzata.
Il cardinale ha preferito porre l’accento sulla necessità del dialogo tra l’esperienza religiosa, che non può essere confinata nella sfera privata, e lo Stato. «Poiché ogni religione porta in se stessa inevitabilmente e giustamente una pretesa di assolutezza di tipo veritativo – ha affermato -, è necessario, soprattutto in contesto di pluralismo religioso, che alle comunità religiose e alle loro organizzazioni rappresentative lo spazio pubblico venga offerto dalle istituzioni civili in modo equo e imparziale. Ciò esige reciprocità: il rispetto delle loro autonomie da parte dello Stato e il rispetto del sistema legislativo e delle regole democratiche da parte delle religioni». «Lo Stato deve saper essere la casa di tutti i cittadini, qualunque sia la loro fede o appartenenza religiosa e culturale, etnica e sociale, e pertanto non può configurarsi in senso né etico né confessionale. Suo compito è favorire e valorizzare la spontanea ed autonoma presenza delle religioni e il loro apporto valoriale». Un apporto fondamentale soprattutto sulle questioni etiche e sulla ricerca del bene comune. In particolare, nella Milano che si prepara a mettere sul tappeto la questione delle religioni nello spazio pubblico della polis nel 2013, in occasione del diciassettesimo centenario del rescritto di Costantino impropriamente chiamato “editto di Milano”, Tettamanzi propone che si organizzi un seminario di studio dove competenti, sia ortodossi, sia cattolici e non, possano incontrarsi «per un confronto alla luce del proficuo dibattito che il libro del patriarca Kirill certamente solleverà». L’incontro tra le religioni, secondo il cardinale, «per constatare l’esistenza di principi etici comuni e concordare come proporli correttamente alla vita sociale dei cittadini, ovvero al riparo dalle derive del proselitismo, del fondamentalismo, dell’integralismo».
«Penso che la pubblicazione della traduzione italiana di questo volume – ha affermato il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca – avvenga nel momento giusto. Stiamo assistendo a un attacco contro la Chiesa e il papa. Sono convinto che spesso questi attacchi siano infondati ed esagerati. E l’esito è la sempre più diffusa richiesta di essere sbattezzati, come accadeva nella Russia comunista». Un periodo che il patriarca Kirill ha attraversato in pieno, come ha spiegato Adriano Roccucci, docente di storia contemporanea dell’Università Roma Tre: «Un figlio di una chiesa che ha tenuto accesa la fiammella della speranza negli anni durissimi del regime comunista, dove i cristiani venivano perseguitati e uccisi. La Chiesa russa, fino a 20 anni fa oppressa, oggi presenta il conto di una grande chiesa, fiera, che è sopravvissuta al suo milione di morti». «Per questo Kirill – ha concluso Hilarion - è la persona giusta per ammonire l’Europa dai rischi di un attacco alla religione e alla fede. Se si rinchiude la Chiesa in un ghetto, principi fondamentali come il valore della vita e della famiglia non potrebbero più essere tramandati».