Lavoro, risultati, felicità, divertimento, lavoro: è la formula vincente per guidare con successo un team. Non ha dubbi Luigi Gresta, 42enne allenatore di basket, che, dallo scorso novembre, siede sulla panchina della Vanoli, la squadra di Cremona che milita in A1. «Nello sport come nelle aziende c'è un circolo virtuoso - ha detto agli studenti e ai dirigenti d'azienda della sede cremonese - : c'è il lavoro che porta ai risultati, che a loro volta portano alla felicità, che a sua volta porta al divertimento, che porta ancora al lavoro e poi di nuovo ai risultati».
In tasca una laurea in Economia, e addosso una passione, quella per il basket, che è diventata un vero e proprio lavoro per Gresta. Il metodo di lavoro? «È lo stesso che adotto nella vita, perché non uso maschere: quello fatto di distribuzione di responsabilità tra i membri della squadra, di chiarezza, di colori, di allegria, di motivazioni». Agli studenti, imprenditori e dirigenti aziendali che i professori Fabio Antoldi, coordinatore del corso di laurea in Economia Aziendale, Franca Cantoni, docente di Organizzazione aziendale e di Gestione del personale, e di Barbara Barabaschi, docente di Sociologia economica hanno portato in aula a Cremona il 3 maggio per ascoltare le due ore di lezione di Gresta, il coach ha spiegato che si vince per giocare e per un obiettivo positivo, non perché altrimenti si è puniti o solo per motivi economici. «Bisogna pretendere da chi è importante, dai vertici prima di tutto - continua l'allenatore della Vanoli -. É troppo facile prendersela con gli operai, con gli under 19 del basket. Serve pretendere da quelli in alto che poi contagiano tutti gli altri».
Infine, un pensiero allo stress. «In situazioni positive - ha concluso Gresta - pretendo di più. Quando le cose vanno male, comincio con un sorriso. Bisogna andare controtendenza. Non sedersi, non adagiarsi. Squadra che vince, si cambia. Ripeto: si cambia. Anche nelle aziende, come in una squadra, è fondamentale capire quando cambiare le cose, non aspettare che sia tardi, ma, se possibile, giocare d'anticipo.