Quanto e come la tecnologia sta influenzando la filiera editoriale? A questa domanda ha provato a rispondere Bookrepublic, una delle più importanti librerie on line dedicate agli ebook, che il 5 luglio ha promosso il convegno “If Book Then Summer Edition”. L’evento, ospitato dal nostro ateneo, ha riunito accademici e professionisti del settore che hanno provato afre il punto sul futuro dei vari ambiti dell’editoria.
La conferenza, interamente in lingua inglese, è stata inaugurata da Peter Brantley, direttore del Bookserver Project presso Internet Archive. Ha poi preso la parola Javier Celaya, fondatore di Dosdoce, che ha messo in luce le grandi opportunità di business offerte dall’istruzione digitale. Innanzitutto cambia il rapporto con l’utente che dovrà essere soddisfatto con nuovi livelli di servizi creati ad hoc attorno al contenuto prescelto, naturalmente slegato dal supporto cartaceo e proiettato a una fruizione digitale. Anche il contenuto subirà quindi cambiamenti paratestuali, ovvero potrà essere offerto a frammenti in modo che il lettore possa ricomporlo secondo le proprie esigenze (è naturale che il singolo frammento avrà un prezzo più alto se vendibile separatamente rispetto a un abbonamento). I servizi che l’editore dovrà offrire al lettore 2.0 non finiscono qui: possibilità di self-publishing, siti web mobile friendly, come ad esempio l’aggiunta di QR e CPCF sui libri cartacei in modo da offrire contenuti in più rispetto allo spazio finito del libro e magari anche la possibilità di commentare con altri utenti, di inviare feedback all’editore per il miglioramento dei contenuti, di avere parole chiave collegate ad altri testi. Stimolante per l’editoria accademica è lo scenario del note sharing, ovvero uno spazio virtuale in cui creare gruppi di lavoro, condividere appunti o rivolgere domande ai docenti parlando da dentro il libro.
Tuttavia per rispondere all’offerta dei grandi monopoli gli editori devono creare da subito delle joint venture con aziende in grado di creare servizi digitali di alta qualità; un’idea condivisa con il Publishers Panel creato per l’occasione del convegno, ovvero un confronto aperto con alcuni editori e in particolare con Elsevier, EBSCO Publishing e Springer.
Anche i professionisti del settore hanno conseguentemente un ampio mercato a loro disposizione, sempre che, come sottolineato da Paola Dubini, direttore del Centro di Ricerca ASK e docente della Bocconi, siano in grado di cogliere il cambiamento. In questo scenario la biblioteca, che non lavora per profitto, ha la possibilità di pensare democraticamente a metodi collaborativi tra i protagonisti dell’editoria, e in questo la nostra Università è all’avanguardia comparendo tra gli unici tre nodi europei del progetto Clockss, ovvero un “dark archive” a livello mondiale che conserva il sapere, in formato digitale, per le future generazioni di ricercatori.
Gli studenti di oggi sembrano ancora poco propensi allo studio digitale, ma secondo Jane Klobas, collaboratrice della Bocconi e docente della University of Western Australia, tutto sta cambiando contemporaneamente, dalla fruizione dei contenuti ai supporti (come saranno gli schermi del futuro?), sarebbe quindi da ciechi pensare che gli studenti continueranno a stampare tutti i materiali per lo studio.