Creare un luogo d’incontro tra studenti e professionisti per discutere degli sviluppi professionali all’interno del settore della cooperazione. Con questo obiettivo la facoltà di Scienze politiche e sociali, in collaborazione con l’Associazione Capramagra Onlus, ha organizzato il 4 dicembre la III edizione della conferenza “I mestieri della cooperazione allo sviluppo”. Passione e determinazione sono gli ingredienti base delle storie di vita raccontate dai partecipanti.
Massimo Ghirelli, funzionario della DG Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, ha messo in evidenza come gli esperti siano una figura essenziale per la cooperazione governativa, a cui spetta il compito di redigere, monitorare e valutare i progetti di intervento nei Paesi dove opera la Cooperazione Italiana. Il suo suggerimento è quello di specializzarsi in un ambito specifico (nel suo caso quello della comunicazione per il sociale) come per esempio il fundraising e il campaigning, per i quali sono spesso carenti degli specialisti.
Essere pronti a partire, conoscere le lingue straniere, avere la capacità di adattamento e la motivazione necessarie a vivere in contesti difficili e molto distanti dalla nostra quotidianeità: queste sono le caratteristiche del buon cooperante secondo Monica Simeone, della Fondazione ACRA-CCS. E’ necessario coniugare le conoscenze teoriche all’esperienza sul campo: «attualmente c’è molta concorrenza, soprattutto da parte degli operatori esteri, per cui non ci si può più improvvisare cooperanti».
Esistono diverse opportunità anche per chi vuole rimanere a lavorare in Italia: Stefano Piziali si occupa per l’ONG Intervita di educazione alla cittadinanza globale e sensibilizzazione alle tematiche sociali. In Italia c’è poca attenzione alla cooperazione internazionale, ma l’azione di advocacy e l’organizzazione di laboratori nelle scuole sono strumenti imprescindibili per informare e formare i cittadini sin da piccoli ad esperienze di internazionalizzazione.
Un’altra testimone della cooperazione dall’Italia è Paola Farris, ex-studentessa di Scienze Politiche presso la nostra Università e tra i fondatori dello Studio Kuamini. Dopo aver svolto diversi master e uno stage in Chad per 6 mesi, ha deciso di rimanere in Italia, ed è qui che ha trovato la sua personale via alla cooperazione allo sviluppo. Infatti nel 2008 ha fondato una società di consulenza per il fundraising che offre i propri servizi agli operatori del terzo settore.
Infine, il direttore del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, Roberto Cauda, ha dato la propria disponibilità per creare maggiori sinergie tra gli studenti e il CeSI. Il Centro, attraverso il programma dell’Ateneo Charity Work Program, permette agli studenti di partecipare a progetti in Africa, Asia, Medio oriente e America Latina a cui gli studenti di cooperazione sono molto interessati.
Non c’è, insomma, un’unica strada da percorrere per lavorare nel settore della cooperazione allo sviluppo: ampliare le proprie frontiere, provare a cimentarsi nei diversi ruoli e settori, e fare pratica in contesti internazionali, sono alcuni dei preziosi consigli che abbiamo raccolto da questa giornata di orientamento.
MILANO
Cooperante, che bel mestiere
In un incontro promosso dalla facoltà di Scienze politiche e dall’associazione Capramagra esperti e studenti hanno raccontato storie di vita ricche di passione e determinazione in un settore che non lascia spazio all’improvvisazione