Sono tutti quei crimini perpetrati contro qualcuno, contro un’identità e contro un diverso. Un altro che può essere differente per costume, religione, orientamento politico, sessuale, ideologico. Stiamo parlando degli hate crimes, l’insieme dei crimini che colpisce il singolo come vittima ma al contempo attacca la sua comunità. Una questione su cui è molto attiva l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), l’associazione di 57 paesi che si estende sull’intera regione euro-atlantica ed euro-asiatica, da Vancouver a Vladivostok e che si occupa di promuovere la pace, il dialogo politico, la giustizia e la cooperazione internazionale. Soprattutto nella chiave della prevenzione, come ha spiegato il seminario Preventing and Responding to Hate Crimes: The Italian Experience, che si è tenuto in largo Gemelli il 17 dicembre scorso per iniziativa dell’istituto Giuridico dell’ateneo, alla presenza della delegata dell’Osce Azra Junuzovic.
Per parlare di un fenomeno che si diffonde anche nel nostro Paese, quello dei crimini dettati dall’odio, sono intervenuti tra gli altri la direttrice dell’Istituto Ombretta Fumagalli Carulli, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, Armando Spataro, procuratore della Repubblica, e Salvatore Luongo, colonnello dei Carabinieri, ma non solo.
La prevenzione è l’unico metodo per combattere i crimini d’odio. Il Procuratore Spataro e Claudia Mazzucato, docente di Diritto penale dell’Ateneo, hanno insistito che la punizione di questi crimini efferati provoca notevoli divisioni all’interno della comunità. «La risposta deve essere comunitaria e non immunitaria – ha affermato la Mazzucato - se la sanzione segrega e distingue si generano sentimenti che rinvigoriscono i puniti e le loro azioni». Quindi il compito del diritto dovrebbe essere quello di riunire, non di dividere; e di prevenire, partendo dalla scuola, eliminando le idee che provocano i crimini, sostituendole con riflessioni sull’accoglienza e sulla tolleranza.
L’Italia si sta muovendo su queste basi, come riconosciuto da Azra Junuzovic, ma sta facendo anche altro per rispondere agli hate crimes. È stato fondato infatti l’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, che, come spiega il prefetto Francesco Cirillo, serve per avvicinare le vittime alle forze dell’ordine, soprattutto attraverso la rete dell’Arma dei Carabinieri: e-mail, numeri telefonici e un sito. «L’Oscad è un sistema che viene esportato in Europa e nel Mondo» rivendica con orgoglio il prefetto, sottolineando che è stato oggetto dello studio di Interpol.