È stata la Sala Negri da Oleggio il quarto luogo di bellezza in Università Cattolica scelto per ospitare l’ultimo incontro di quest’anno del ciclo (Per) Educare alla bellezza, un percorso ideato dal prof. Giovanni Gasparini e realizzato con il supporto di EDUCatt, rivolto ai collegiali e agli studenti dell’Ateneo che sono stati guidati alla ricerca della bellezza in diversi aspetti della vita e della società contemporanea. Dopo i momenti dedicati alla bellezza delle età della vita e alla bellezza nell’arte, protagonista dell’ultimo incontro di martedì 15 ottobre è stata la “Bellezza della politica”: «un titolo volutamente provocatorio», come ha sottolineato la prof. Antonella Sciarrone Alibrandi in apertura dell’incontro. Dopo il saluto di Mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, che ha definito il percorso «una proposta qualificante e affascinante per i nostri giovani per leggere con uno sguardo altro il nostro tempo», relatore ospite è stato padre Bartolomeo Sorge. Autore di diversi libri di taglio storico e sociologico (La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi, 2010, Gesù Sorride, 2014) e direttore, dal 1986 al 1996, dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe di Palermo e di riviste come “La Civiltà Cattolica” e “Aggiornamenti sociali”, padre Sorge ha esordito ricordando come in origine, sia nella tradizione greca antica sia nei testi biblici i concetti di “bello” e di “vero” fossero necessariamente uniti: «bontà e bellezza erano concetti interscambiabili». È lo stesso nesso alla base della politica che auspica papa Francesco nell’Evangelii Gaudium quando parla di una politica bella e buona, che abbia come unico fine il bene comune. «Ma oggi», ha spiegato padre Sorge «la politica è brutta. È così perché ha perso l’anima, perché non si lotta più per una società ideale, ma per il potere fine a se stesso. E quando un corpo perde l’anima marcisce, si corrompe». Contro l’antipolitica e il populismo, i due «fenomeni patologici» dell’oggi, c’è però un antidoto, lo stesso individuato da papa Francesco: «serve una politica vicina alla realtà della gente – il popolarismo, di cui, già cento anni fa, parlava Sturzo – che accompagni le trasformazioni della società e si faccia carico di un riformismo coraggioso». Serve, in definitiva, una politica esercitata da chi non la consideri solo una professione, ma soprattutto una vocazione. La politica, insomma, come ha sottolineato il prof. Giancarlo Rovati in chiusura dell’incontro, «è anche una questione di cuore».
MILANO