“Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra”. Lo ha detto papa Francesco nell’inedito e storico incontro di preghiera dell’8 giugno con i presidenti israeliano e palestinese, Shimon Peres e Abu Mazen, alla presenza del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e del custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa. Un’invocazione per la pace in Medio Oriente, quella espressa dalle parole del Santo Padre, che diventa urgente e necessaria per porre fine a ogni forma di violenza e ostilità, e gettare le basi per un futuro accordo tra i due popoli.
Nella stessa direzione si muove anche l’Università Cattolica. Da oltre tre anni l’Ateneo, grazie al progetto “Libri ponti di pace” del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca (Creleb) prende parte a un’importante opera: la valorizzazione della Biblioteca dei francescani a San Salvatore di Gerusalemme come luogo di incontro e riconciliazione. La Custodia di Terra Santa possiede, infatti, una raccolta libraria nella quale spiccano circa diecimila tra manoscritti ed edizioni antiche, un patrimonio unico per il territorio israeliano e palestinese. Per questo la catalogazione e la messa a disposizione degli studiosi di questo prezioso materiale costituisce un contributo importante a edificare veri luoghi stabili di condivisione per ricercatori di diversa provenienza presenti a Gerusalemme.
«Con i quindici studenti o laureati finora coinvolti, impegnati sul campo con periodi che vanno da poche settimane a oltre un anno, questo è il progetto più importante al quale stiamo lavorando - dichiara il professor Edoardo Barbieri, direttore del Creleb. - Col costante sostegno di padre Pizzaballa, dei padri bibliotecari che si sono succeduti, dell’Associazione Pro Terra Sancta (ATS), della Direzione di Sede di Milano dell’Università Cattolica diamo un contributo di aiuto e valorizzazione alla presenza francescana. Lo scopo è chiaro: fare della biblioteca di San Salvatore un centro di ricerca dove studiosi ebrei, musulmani, cristiani delle diverse confessioni possano trovare a disposizione materiale antico unico per Gerusalemme. Si tratta di un contributo alla conoscenza reciproca e all’edificazione di una cultura del dialogo e del rispetto reciproco, come chiede papa Francesco».