«Perché state a guardare il cielo? Io guardo per terra e vedo le formiche, vedo le persone». Così, laconico e incisivo, il biblista Bruno Maggioni ha illustrato il suo ultimo libro, appena uscito per Vita e Pensiero (VeP) e presentato nella libreria dell’Università il 4 dicembre, in occasione di un evento natalizio che l’ha visto protagonista insieme a un altro nuovo titolo della casa editrice dell’ateneo, I giorni di Dio di Pietro Bovati, e ai Christmas Carols magistralmente eseguiti dall’ottetto vocale di Note d’Inchiostro. Quelli presentati, sono solo due dei consigli di lettura per il periodo natalizio offerti dalla libreria VeP di largo Gemelli a Milano nel video che proponiamo.
L’invito nascosto tra le righe degli scritti di Maggioni, colto e svelato da un lettore d’eccezione come il professor Silvano Petrosino, è a «vivere una fede umile e adulta»; a non guardare il cielo, ma a guardarsi intorno e riconoscere gli altri, i fratelli, perché «è impossibile arrivare al Creatore senza passare dalla creatura, altrimenti la strada è pericolosa e conduce all’idolatria».
Come ha ricordato ancora Petrosino, la domanda fondamentale è quella che il Signore pone a Caino: «Dov’è tuo fratello?» (Genesi 4,1-16), a cui si risponde con un dono, «il dono di sé», scrive Maggioni, «che trasforma l’esistenza in culto». Un culto che non è quindi per l’autore semplicemente un atto celebrativo, ma, secondo le parole di Roberto Vignolo - docente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, intervenuto all’incontro insieme a Petrosino e Maggioni - «una celebrazione della vita relazionale, in una lettura della Bibbia che è molto rispettosa del testo ma mai autoreferenziale».
Dunque, lo sguardo si sposta: da verticale diventa orizzontale e si rivolge ai propri simili anziché al cielo. E il tempo, tema centrale del libro di Bovati, si dilata: questo sarebbe il modo giusto per riscoprire il senso del Natale. L’accadere del Natale - scrive Bovati, che nel suo libro si sofferma su alcune figure bibliche dell’attesa come Giovanni Battista e Maria di Nazareth - esige un atteggiamento di speranza attiva e partecipe: «Come quando uno prepara la tavola, sapendo che l’ospite buono verrà a nutrire, con la sua presenza, la fame nel cuore. La gioia dell’attesa è dolce e amorosa». Bisogna saper aspettare, e, ha detto Vignolo, «ritrovare il coraggio di farsi le domande per accogliere le risposte che ci vengono incontro».
«Per capire qual è l’atteggiamento giusto basta guardare - ha suggerito Petrosino - le figure dei magi e dei pastori, figure straordinarie, complesse e non ancora completamente risolte, e chiedersi che cosa abbiano visto e come abbiano guardato ciò che accadeva davanti ai loro occhi e che a tutti poteva sembrare normale».