Il Duomo svela i suoi segreti sotterranei ai milanesi. E’ stato infatti inaugurato il 10 dicembre scorso, dopo un anno e mezzo di lavori, il nuovo allestimento del sito archeologico del Duomo, sottostante il sagrato. L’area che risale al IV secolo, quasi mille anni prima dell’edificazione della cattedrale, è una delle rare - e per questo preziose – testimonianze degli edifici paleocristiani di epoca ambrosiana, quando Milano era capitale dell’impero romano. Nell’area sono conservati l’abside dell’antica basilica di Santa Tecla e i resti del battistero di San Giovanni alle Fonti, dove Sant’Ambrogio battezzò Sant’Agostino, la notte di Pasque del 387.
Il sito è stato oggetto di un grande intervento di riqualificazione che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha realizzato - grazie al contributo di Regione, Provincia, Soprintendenza per i Beni archeologici - insieme con l’Istituto di Archeologia dell’Università Cattolica. L’intervento di recupero si è articolato in due fasi, la prima ha riguardato la parte di studio e di approfondimento storico-scientifico - sotto la guida della professoressa Silvia Lusuardi Siena dell’Università Cattolica - il consolidamento delle murature, e il restauro delle superfici affrescate. La seconda fase, a cura dell’architetto Francesco Doglioni, si incentrata sul progetto di realizzazione del percorso espositivo con la realizzazione di scale e passerelle in vetro e marmo grigio, di un nuovo impianto di illuminazione e il rifacimento della pavimentazione non archeologica.
Il nuovo percorso museale è stato arricchito inoltre da pannelli didascalici e da una serie di vetrine con i reperti rinvenuti durante il restauro: mosaici, ceramiche, frammenti murari e manufatti di età medievali e rinascimentale. Tali vetrine sono state concepite - come ha spiegato la professoressa Lusuardi Siena durante la cerimonia di inaugurazione dell’area archeologica - per stimolare l’immaginazione del visitatore e far comprendere meglio com’era il sito. Il battistero fu abbattuto alla fine del ‘300, la basilica di Santa Tecla nel 1461, sacrificate in epoca rinascimentale per ingrandire il Duomo medievale. Tutto fu sepolto e i lavori di scavo per riportare alla luce quel che c’era iniziarono in modo sistematico nel 1961. Ma in precedenza il sito era stato pesantemente colpito dalla costruzione di un bunker antiaereo, profondo ben 15 metri, durante la seconda guerra mondiale e poi dalla realizzazione, negli anni ’60, della stazione Duomo della linea rossa della metropolitana milanese.
«Questa è l’unica reliquia superstite del complesso episcopale del IV secolo, è un prezioso cuore simbolico della città – ha spiegato ancora la professoressa Lusuardi Siena -. Ora un altro passo si potrebbe fare a sud, sotto il sagrato, verso Palazzo Reale, per ricostruire completamente l’immagine antica della piazza. Nessuno sa che cosa possa esserci lì sotto, nella stratificazione si notano, per esempio, segni di incendio, probabilmente dell’epoca del Barbarossa». E proprio su questo mistero, su cosa possa celarsi lì sotto, è stato organizzato – a corredo dell’apertura della nuova area archeologica – il convegno Piazza del Duomo prima del Duomo svoltosi tra il Museo del Duomo, la Biblioteca Ambrosiana e l’Università Cattolica dall’11 al 12 dicembre scorso.
Due giornate di studio per scoprire tutti i segreti di questo luogo, che è sempre stato un crocevia chiave nella storia di Milano sin dalle sue origini, e per celebrare - a cent’anni dalla loro nascita - due importanti archeologi: Alberto de’ Capitani d’Arzago e Mario Mirabella Roberti. Due studiosi autori di fondamentali lavori di documentazione dei resti della basilica di Santa Tecla e di salvaguardia del battistero di San Giovanni alle Fonti. All’inaugurazione ufficiale della rinnovata area archeologica sotto il Duomo - aperta al pubblico da lunedì 14 dicembre, tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 17.30 – sono intervenuti, tra gli altri, il presidente Angelo Caloia e il direttore Benigno Mörlin Visconti della Veneranda Fabbrica del Duomo, l’assessore regionale alle Culture, identità e Autonomie Massimo Zanello e il vicepresidente e assessore provinciale alla Cultura Novo Umberto Maerna che hanno sottolineato come gli interventi di restauro e l’allestimento del percorso siano stati l’occasione per recuperare un luogo rappresentativo per la nostra identità culturale, storica e religiosa. La Soprintendente Beni Archeologici della Lombardia Raffaella Poggiani Keller si è invece augurata che i lavori effettuati siano il primo tassello di molti altri per recuperare altre aree archeologiche presenti a Milano, mentre la professoressa Silvia Lusuardi Siena ha espresso la speranza e il desiderio che l’intera operazione di studio e recupero «riallacci Milano ad altre città europee che investono molto nella valorizzazione dei siti archeologici cittadini».