Diventato ormai un appuntamento sempre in agenda degli studenti di Lettere ma anche di tutti coloro che desiderino incontrare autori di primo piano nel panorama letterario italiano, il "Salotto letterario" promosso dal Centro di ricerca "Letteratura e Cultura dell'Italia Unita" ha ospitato il 18 aprile il poeta Guido Oldani (Melegnano 1947).
L'autore ha all'attivo già diverse raccolte, tra le quali si ricorda Stilnostro che, uscita nel 1985, recava la preziosa prefazione di Giovanni Raboni, Il cielo di Lardo pubblicata da Mursia nel 2008 e Il realismo terminale – «quasi un manifesto» come la ha definita il professor Giuseppe Langella in dialogo con il poeta – uscita per la stessa casa editrice nel 2010. «Di fronte alla mancanza di realtà che caratterizza molta della poesia contemporanea che insegue spesso una perfezione estetica fine a se stessa e quindi sterile - ha spiegato l'autore - io voglio che nella mia poesia ci sia la realtà, quella che come uomo e come poeta sto sperimentando».
È una realtà difficile e complessa quella che si trova nei versi di Oldani: un realismo che avverte prossima la fine – e per questo definito appunto «terminale» – che descrive e denuncia «l'inversione di ruoli tra soggetto e oggetto». In uno scenario del genere, in cui il mondo è invaso dagli oggetti a tal punto che l'uomo ne è diventato ormai schiavo, ci si chiede quale possa essere il ruolo del poeta ed è proprio questa la domanda, posta da Langella, attorno alla quale si è sviluppata la riflessione del poeta in conclusione dell'incontro: «Compito della poesia è innanzitutto quello di raccontare la realtà, ma bisogna aver cura di farlo in modo etico. Il mio giudizio sul mondo contemporaneo, anche se non espresso in modo esplicito, è reso evidente dall'uso dell'ironia, che implica una certa dose di distacco e quindi di mancata adesione».