Professore, teologo, conoscitore dei testi sacri, intellettuale di rilievo. A cinquant’anni dalla morte, ricordare la pluriforme figura di Louis Massignon è un’occasione per riflettere su temi ancora attuali. A tal fine, si è svolta la tavola rotonda presieduta dall’islamista Paolo Branca in cui, dopo i saluti del preside della facoltà di lettere Angelo Bianchi e l’introduzione ai lavori di Gian Luca Potestà, sono intervenuti Maurice Borrmans (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica), Martino Diez (Fondazione internazionale OASIS, Venezia), Giuseppe Rizzardi (Facoltà Teologica dell’Italia Settentronale, Milano), Françoise Jacquin (Presidente Associazione Jules Monchanin, Lione) e Paolo Dall’Oglio (Comunità al-Khalîl).
Gli esperti sono stati concordi nel rilevare l’importanza del messaggio universale e di portata etica indiscutibile di Massignon, precursore del dialogo islamo-cristiano e studioso dei delicati rapporti tra le due religioni.
Nato a Nogent-sur-Marne nel 1883, si laurea in Lettere all’Università di Parigi nel 1902. Nel 1905 conosce Charles de Foucauld, la cui testimonianza marcherà indelebilmente il suo cammino spirituale e nel 1906, dopo alcuni anni di studio alla Scuola delle Lingue Orientali, si laurea in Arabo letterale e dialetti arabi e diventa membro dell’Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo.
Abbandona il suo ruolo di intellettuale laico e ritrova la fede cristiana in seguito alla conversione avvenuta nel 1908 durante un viaggio fluviale sul Tigri, ma iniziata già nelle carceri di Baghdad dove era stato rinchiuso poiché accusato dalle autorità turche di spionaggio. Da questo momento, si dedica agli studi delle dottrine filosofiche musulmane presso l’Università islamica d’al-Azhar e opera una rilettura dell’Islam in chiave biblica. Divulga inoltre, facendosi promotore della comprensione della fede dello straniero e del dialogo con l’Islam, l’importante ruolo di al-Hallaj, mistico musulmano.
Tornato in Francia, fonda nel 1926 la nuova “Revue des Etudes Islamiques” e nel 1929 l’Istituto degli Studi Islamici a Parigi. Membro dell’Accademia Araba del Cairo compie lunghi viaggi in Egitto e nel 1934 dà origine, con la cristiana egiziana Maria Kahil, alla Badaliyya, una comunità che vuole contribuire alla fratellanza cristiano-musulmana attraverso la preghiera e la carità. La sua vasta conoscenza dell’Islam e del mondo arabo lo portano a dare un notevole apporto a delicate questioni: convinto predicatore della non violenza, nel 1931 incontra Gandhi a Parigi. Assiste inoltre all’evoluzione del Marocco moderno permettendo, grazie alla sua mediazione fra il Sultano e lo Stato francese, al ritorno dall’esilio di Mohammed V e si impegna nella riconciliazione tra francesi e algerini.
Definito da Pio XI il “cattolico musulmano”, Massignon ha basato la sua visione geo-religiosa su un’unità di fondo originata dall’accettazione e dalla comprensione dell’altro al fine di consentire la riappacificazione del Mediterraneo. La sua riflessione è stata di fondamentale importanza, tanto da influenzare alcuni grandi temi del Concilio Vaticano II, iniziato qualche giorno prima della sua scomparsa nel 1962. E forse oggi più di ieri, i suoi studi e, ancor prima, il suo approccio possono offrire un grande contributo a coloro i quali ritengono che, pur a fronte di sostanziali differenze, dal dialogo tra le grandi confessioni religiose possano derivare frutti importanti per l’intera umanità.