Curare la dipendenza patologica da internet, cioè i disturbi del comportamento ossessivo verso il web. È questo l’obiettivo dell’ambulatorio dedicato all’Internet Addiction Disorder che inizia l’attività il 2 novembre 2009, all’interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma. Ubicato al piano -1 del Gemelli l’ambulatorio arricchisce l’offerta assistenziale dell’unità organizzativa di Consultazione psichiatrica del Gemelli, diretta dal professor Pietro Bria, per la cura di tutte le dipendenze, da quelle da alcol e droghe fino a quella da gioco d’azzardo. Per i programmi di riabilitazione l’attività degli psichiatri del Gemelli si avvale della collaborazione dell’Associazione “La Promessa”. «L’utilizzo patologico di internet provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Grazie a questo nuovo ambulatorio – spiega lo psichiatra Federico Tonioni, che ne è il coordinatore – potremo garantire ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l’astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di ciò che accade in internet, intervenendo nella struttura mentale sottostante alla dipendenza con curiosità e umiltà».
I numeri del problema e i cinque profili dei web-dipendenti
La prevalenza di questa patologia nella popolazione generale appare in aumento soprattutto nei giovani che vanno poi a coinvolgere le famiglie, su cui ricade il carico soggettivo e oggettivo del disturbo psichico. Per esempio, Facebook, il più famoso social network ha sessanta milioni di iscritti al mondo, e sono in continua crescita; si stima che circa il 10% degli utenti potrebbe diventarne dipendente. «Si distinguono 5 sottotipi di dipendenti da internet – spiega lo psichiatra Tonioni (nella foto) -: la cyber-sexual addiction (sesso virtuale e pornografia), la cyber-relational addiction (social network), la net-compulsion (gioco d’azzardo, shopping e commercio on-line), l’information overload (ricerca ossessiva di informazioni) e la computer addiction (coinvolgimento eccessivo in giochi “virtuali” o “di ruolo”).
I sette sintomi caratteristici della sindrome
Nel 1995 lo psichiatra americano Ivan Goldberg ha definito il concetto di Internet Addiction Disorder (IAD), individuandone sette principali sintomi caratteristici quali: il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore “in rete” per ottenere soddisfazione; la marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano internet; lo sviluppo, dopo diminuzione o sospensione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line; la necessità di accedere alla rete con più frequenza o per più tempo rispetto all’inizio; l’impossibilità di interrompere o di tenere sotto controllo l’uso di internet; il dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete; il perdurare dell’uso di internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete stessa.
«I disturbi mentali caratterizzati da comportamenti estremi nella sfera dell’abuso da video – spiega lo psichiatra del Gemelli - , possono condurre a un deterioramento del funzionamento fisico e psichico del soggetto fino a farla diventare una patologia. È patologia quando aumentano progressivamente le ore di collegamento e diminuisce il tempo disponibile da dedicare alle persone care, agli amici e alla famiglia, quando il virtuale acquista una importanza maggiore della vita reale dalla quale il soggetto tende a estraniarsi sempre più creando problemi in ambito familiare, lavorativo, scolastico e della salute che si traduce in un malessere psicofisico».
Ai sintomi della dipendenza si associano schematicamente altre sette caratteristiche: la perdita delle relazioni interpersonali; le modificazioni dell’umore; le alterazione del vissuto temporale; la cognitività completamente orientata all’utilizzo compulsivo del mezzo; il “feticismo tecnologico”, cioè la tendenza a sostituire il mondo reale con un oggetto artificioso con il quale si riesce a costruire un proprio mondo personale e in questo caso virtuale; la deprivazione del sonno; i problemi fisici di varia natura come il mal di schiena, l’affaticamento oculare, la sindrome del tunnel carpale.
La cura: protocollo di intervento in tre passi
Come risponde il nuovo ambulatorio del Gemelli alle persone che cercano aiuto per liberarsi da questa forma di dipendenza? L’approccio è multidisciplinare e gli interventi sono integrati. Il protocollo di intervento è strutturato in tre passi: un colloquio iniziale per confermare o meno la diagnosi di dipendenza; incontri successivi per individuare la psicopatologia sottostante, eventualmente contenuta con un’appropriata terapia farmacologia; inserimento progressivo in gruppi di riabilitazione, al fine di “riattivare” un contatto “dal vivo” con gli altri e di conseguenza esperienze autentiche di condivisione, senso del limite, capacita di attesa e comunicazione non verbale.
L’ambulatorio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30. Per accedere alla prima visita occorre prenotare telefonicamente, contattando i numeri 0630154332-4122.