Wekembe in ugandese significa “lavorare sodo per migliorare la propria condizione”. Forse è per questo motivo che Cyprian Lizito Lwanga, arcivescovo di Kampala e presidente della Caritas Uganda, ha voluto chiamare così il programma di microcredito della diocesi di Luwero. Partito nel 2001, Wekembe permette ai meno abbienti di migliorare la qualità di vita delle loro famiglie, fornendo aiuti economici e consentendo loro di avviare micro e piccole imprese in un tra i più poveri dell’Africa, con un reddito pro-capite di 340 dollari, una mortalità infantile del 124% e un tasso di analfabetismo del 32%.
Dalla sua fondazione a oggi Wekembe fornisce servizi a circa 2.600 utenti nelle tre diocesi di Kampala, Kasana, Luwero e Lugazi, l’85% dei quali sono donne che gestiscono allevamenti avicoli. Tuttavia, la domanda di microcredito stenta a decollare. Colpa della mancanza delle risorse necessarie a soddisfare i bisogni specifici del territorio. Ma anche di una certa diffidenza della popolazione ugandese nei confronti di un sistema che ricorre a schemi che si rivelano profondamente corrotti o privi di garanzie.
Per consolidare il programma di microcredito dell’arcivescovo Lwanga, migliorarne l’efficacia e trasformarlo in uno strumento stabile sul territorio ugandese, alla fine del 2008 l’Alta scuola Economia Impresa e Società (Altis) dell’Università Cattolica, in collaborazione con la Fondazione Spe Salvi, ha dato vita al progetto Hope and Hard Work. «Si muove lungo due traiettorie - spiega Frank Cinque, che coordina gli aspetti operativi del funzionamento del progetto -. Da un lato, identificare le strategie primarie da compiere per consentire un maggiore sviluppo di Wekembe, dall’altro, favorire la crescita professionale di nuovi loan officer, gli agenti di prestito. Ecco perché Altis, sotto la supervisione dei professori Mario Molteni e Marco Oriani, docenti di Economia aziendale ed Economia degli intermediari finanziari, insieme con il dipartimento di microfinanza della Uganda Martyrs University, hanno istituito a Kampala il corso semestrale The Microcredit Loan Officer: Practical Preparation. L’obiettivo è formare professionisti del microcredito in grado di assumere, al termine del percorso didattico, incarichi presso le parrocchie dell’arcidiocesi di Kampala per promuovere Wekembe, valutare i potenziali beneficiari e monitorare il ciclo del prestito dal momento in cui esso viene richiesto, alla sua restituzione, fino alla nuova richiesta di finanziamento».
Finora, grazie alla Fondazione Spe Salvi, Wekembe ha ricevuto un finanziamento di 50mila euro. Sono, invece, 15 i loan officer ugandesi formati e già al lavoro per l’espansione geografica e il consolidamento del microcredito. «Ciò che abbiamo insegnato è stato come applicare i principi basilari di microfinanza al contesto locale», racconta Roberto Moro Visconti, docente di Finanza aziendale, tra i professori dell’Università Cattolica che hanno accettato la sfida di mettere disposizione le proprie competenze accademiche e di coadiuvare i colleghi dell’Uganda Martyrs University. «Poiché l’intento del progetto è la creazione di personale specializzato in grado di rispondere ai bisogni del territorio - continua il professor Moro Visconti - nel corso delle mie lezioni ho cercato di coniugare gli aspetti economico-finanziari con l’approccio psicologico più adatto per relazionarsi con clienti poveri, trasmettere le idee chiave da utilizzare per agevolare la conoscenza dei contenuti di alcuni prodotti finanziari e approfondirne l’applicabilità nella realtà concreta».
Nel frattempo, Hope and Hard Work non si ferma qui. Continua la raccolta fondi portata avanti dalla Fondazione Spe Salvi, necessaria per finanziare il progetto che, da qui al 2015, ha obiettivi ambiziosi da raggiungere. Innanzitutto, formare 75 nuovi agenti di prestito ed espandere il raggio d’azione dei 15 già formati, inserendone almeno uno per ciascuna delle 51 parrocchie dell’arcidiocesi di Kampala fino a raggiungere un tasso di espansione di 15 parrocchie all’anno. Aumentare il numero dei prodotti che Wekembe offre ai suoi clienti partendo dal semplice supporto di piccole attività fino ad arrivare alla progettazione di abitazioni e all’educazione ai prestiti come a qualsiasi altro servizio. Infine, migliorare la sua efficienza operativa sostenendolo con le necessarie infrastrutture e strumenti manageriali - per esempio sussidi ai salari, sviluppo di software e hardware, apprendimento di un’attività - in modo da creare le condizioni affinché il progetto dell’arcivescovo Lwanga in futuro possa muoversi in completa autonomia.