Università Cattolica a stelle e strisce. Sono 285 gli studenti americani ospiti del nostro ateneo, arrivati a Milano attraverso i programmi di scambio Ies Abroad e Isep (International Student Exchange Program). Il Welcome Day per il secondo semestre, organizzato dal Servizio Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica, è l’occasione per tracciare un bilancio dell’anno in corso, valutando il grado di appetibilità dell’ateneo all’estero. Sono 559 gli studenti che hanno scelto la Cattolica per continuare il loro percorso di studi nel nostro Paese. Gli Erasmus, cioè gli allievi provenienti dai Paesi Ue, sono 229. Tra questi, la Spagna la fa da padrona con 74 presenze, a conferma della vicinanza, non solo geografica, al nostro Paese. Gli studenti spagnoli, infatti, scelgono l’Italia per le analogie di lingua, clima, stile di vita.
Fernando, 21 anni, di Barcellona, è a Milano da settembre: «Studio pubblicità, ma ad essere sincero, rimanere concentrato sullo studio è difficile perché per noi Erasmus ci sono sempre feste soprattutto il giovedì e il sabato sera». Usa e Spagna, dunque, ai primi due posti: insieme rappresentano il 64% del totale delle presenze. Seguono francesi, tedeschi e portoghesi, rispettivamente con 51, 27 e 17 studenti. Crescono alle loro spalle gli arrivi dall’Est, in particolare da Polonia (12) e Ungheria (11). Sparuta la rappresentanza coreana: lui, Kim, poche timide parole in italiano, e lei, Hahm, entrambi studenti di economia si aggirano un po’ spaesati al buffet del Welcome Party. «Sono da sempre un super tifoso del Milan – racconta Kim – e ho scelto questa città anche per vedere dal vivo la mia squadra del cuore».
Anna ha un viso nordico. In questo contesto scommetteresti subito su una possibile origine scandinava. Invece è italianissima, con una storia particolare alle spalle: «Ho fatto il liceo qui a Milano, poi ho deciso di iscrivermi all’università di Miami per studiare relazioni internazionali. Ci sono stata quattro anni, ma non ho resistito alla possibilità di tornare in Italia. Mi mancava troppo. Così, eccomi qua, grazie al programma Overseas».
Non sembrano esserci particolari preferenze tra primo e secondo semestre: le presenze vengono suddivise in modo equo. Ancora una volta sono gli spagnoli a distinguersi: su 74, ben 50 hanno scelto di rimanere tutto l’anno, godendosi primavera ed estate milanesi. E gli studenti italiani della Cattolica dove vanno? Nel precedente anno accademico, il 2008/2009, sono stati 860 ad andare oltre confine: 481 in Europa (Spagna, Francia, Germania e Regno Unito, nell’ordine, le mete più ambite); 379 nel resto del mondo con una netta prevalenza per gli Stati Uniti, seguiti dall’Australia e dall’America Latina. I numeri dell’ateneo milanese confermano i trend nazionali ed europei. Secondo le statistiche della Commissione Europea, limitate al solo progetto Erasmus, negli ultimi anni la Spagna è stato il Paese-mecca degli studenti: nel 2007/2008 ha ospitato quasi 28mila ragazzi, il 17% del totale. Seguono Francia (12,6%), Germania (10,9%), Regno Unito (9,8%) e Italia, che è stata scelta da poco meno di 15mila Erasmus (il 9,2%). Le lingue più parlate nei nostri atenei? Ancora una volta spagnolo (5461 presenze), francese (1656) e tedesco (1630). Al quarto posto, i polacchi (984) precedono portoghesi e inglesi. Nella top ten delle Università che ospitano più Erasmus, ben otto sono spagnole: Granada, Valencia e Madrid conquistano il podio. Il dominio iberico è spezzato solo da due atenei italiani: Bologna al quinto posto e Firenze al decimo. La Cattolica sta lavorando per incrementare la sua internazionalizzazione, sia per gli incoming che per gli outgoing, cioè gli studenti in uscita. Secondo l’ultima statistica ufficiale nel 1987/1988 furono 3244 i primi temerari del nascente progetto Erasmus a partire (tra cui 220 italiani); vent’anni dopo, nel 2007/2008, sono stati 1 milione e 867 mila (209mila italiani). Un’esperienza che è servita a rafforzare l’identità europea delle ultime generazioni. Secondo il motto che passa anche al Welcome day: «Erasmus una volta, Erasmus tutta la vita».