«La letteratura serve a pensare e pensare è una cosa importante»: è con parole solo in apparenza semplici, che Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale e docente di Diritto Costituzionale e Teoria generale del Diritto pubblico all’Università di Torino, ha partecipato alla presentazione del volume Giustizia e Letteratura (Vita e Pensiero 2012). Il libro, curato da Gabrio Forti, Claudia Mazzuccato e Arianna Visconti, raccoglie i contributi scaturiti dal primo biennio (2009-2011) dell’omonimo ciclo seminariale promosso dal Centro studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale (Csgp), diretto dallo stesso Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza.
Plaudendo agli studi degli uomini di legge che nutrono interesse per la cultura – «posto che», come non ha mancato di sottolineare ironicamente, «il diritto, come qualcuno crede, non sia da ascrivere tra le discipline che della cultura fanno parte» – il giurista ha avvertito come «la letteratura non si possa e non si debba in alcun modo ridurre all’estrapolazione di citazioni dotte da parte di avvocati che amano servirsi di testi letterari per forbire il linguaggio e per ostentazione», ma le si debba invece riconoscere «un valore epistemologico, di conoscenza dell’uomo e anche della giustizia». Proprio in questa direzione vanno i contributi e gli studi letterari di Zagrebelsky, che da anni si dedica alla Leggenda del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov – il suo commento al celebre episodio dostoevskiano, come ha annunciato, dovrebbe uscire entro la fine di quest’anno – in cui i testi evangelici vengono definiti «il bassorilievo dell’umanità», definizione «applicabile a tutti i testi della grande letteratura».
Anche quelli presentati e analizzati nel volume Giustizia e Letteratura, infatti, toccano i grandi temi dell’esistenza umana e della giustizia in senso universale: «Le grandi alternative: il bene e il male, la verità e la falsità, il bello e il brutto, e poi la libertà rispetto alla necessità, in una carrellata di testi che, partendo da Shakespeare arriva fino ai giorni nostri». Ma il lavoro che si può fare è ancoro molto: «Volendo si può andare anche molto più indietro di Shakespeare», ha osservato ancora Zagrebelsky «e spingersi, per esempio, fino all’Antigone, che è insieme un testo filosofico e giuridico oltre a rappresentare uno dei vertici massimi dell’arte letteraria, tenendo sempre presente che per ogni testo che si analizza c’è sempre una parte da storicizzare e dunque da attribuire al periodo in cui il testo è stato scritto, e un aspetto invece universale, che si può ritenere valido sempre: è qui che sta la grandezza della vera letteratura».
Il volume in effetti, come ha ricordato Gabrio Forti, è il primo di una serie che si auspica numerosa e i lavori del Centro studi “Federico Stella” stanno andando avanti su molti fronti, nella consapevolezza che per i giuristi «la lingua è la prima materia con cui si deve lavorare. La lingua in cui ci esprimiamo pensa con noi e per noi, e la massima rivelazione delle sue potenzialità espressive si chiama letteratura». Così continuano anche quest’anno i seminari di Giustizia e Letteratura: il prossimo, previsto nel pomeriggio di giovedì 2 maggio, avrà come tema Mafia e potere nell’opera di Leonardo Sciascia, con la partecipazione di Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo. Ma insieme ai seminari prosegue l’attività che il Centro promuove in collaborazione con l’Ufficio scolastico della regione Lombardia «con l’obiettivo», ha spiegato ancora Forti «di avvicinare le scuole a una pratica di cittadinanza democratica».