di Riccardo Smrekar e Emanuela Filomena Bossa
Caratterizzati da una copertina sobria e raffinata, da una qualità tipografica di indiscussa eccellenza e dalla sigla dal cuore crociato e diviso, i libri della casa editrice Olschki non si trovano nelle classifiche di bestseller né tra le novità del momento, ma sono garanzia di rigore scientifico e di pregio nel campo delle scienze umane, fedeli, anche con la quinta generazione al timone, al progetto originario del fondatore Leo Olschki di trasmissione del sapere.
La vicenda della casa editrice Leo S. Olschki è una storia di continuità nel cambiamento, oltre che di un’azienda editoriale indipendente, rimasta aliena alle logiche della grande concentrazione, grazie proprio alla sua brand identity. L’origine della casa editrice risale al 1886, quando Leo Samuel Olschki, prussiano d’origine e poliglotta (padroneggiava 7 lingue), avvia a Verona un’attività in proprio. La ricerca di un mercato dal respiro europeo spinge il fondatore a trasferirsi prima a Venezia nel 1890 e, successivamente, nel 1897 a Firenze.
I rapporti con illustri rappresentanti della cultura italiana come Gentile e Bertoni, la predilezione per Dante e l'onomastica stessa dei figli – Leonardo, Aldo Manuzio, Giulio Cesare – confermano la volontà d’inserirsi nel tessuto culturale nazionale; non valgono però, all’entrata in guerra del Regno d’Italia, a stornare da Leo Samuel, di passaporto tedesco, il sospetto di essere spia del Secondo Reich, costringendolo a espatriare in Svizzera nel 1915; rientrerà nel 1920, non prima di aver fondato la succursale ginevrina. Poi, con le leggi razziali del 1938, si apre per la casa editrice una fase ancora più drammatica. Leo Samuel, privato della cittadinanza italiana acquisita nel 1926, è costretto a un secondo esilio a Ginevra, dove morirà nel 1940. Aldo, il più giovane dei sei figli, rimane a Firenze per mantenere in vita l’attività, fronteggiando il rischio della deportazione. Con lo scoppio della guerra l’esistenza della ditta è messa ancor più a repentaglio: nel complesso, dal 1943 al 1945 non si raggiunge la decina titoli pubblicati.
Risale al 1946, anno in cui esce un solo titolo, la decisione – dettata da motivazioni personali e di convenienza – di scorporare l’attività. La libreria antiquaria andrà a Cesare e alla figlia Fiammetta, mentre l’attività editoriale ad Aldo. La morte di quest’ultimo nel 1963 apre l’epoca di Alessandro, a cui si deve la ripresa della casa editrice, ottenuta grazie alla stretta collaborazione con importanti istituzioni culturali per la pubblicazione di riviste e periodici. L’alluvione di Firenze del 6 novembre 1966, pur causando la perdita di un consistente numero di volumi a poche settimane dal trasferimento nei nuovi magazzini, non ferma l’attività della sigla editoriale che continua tuttora con i fratelli Costanza e Daniele Olschki e Serena, figlia di Costanza.
Ma cosa consente ancora oggi alla casa editrice di essere un punto di riferimento per la cultura umanistica “alta”? E come affronta le sfide del XXI secolo in un panorama editoriale sfaccettato e concentrato? Ne parlerà giovedì 11 aprile alle ore 17 Daniele Olschki, attuale direttore editoriale della casa editrice fiorentina, in dialogo con Edoardo Barbieri, direttore dei Master Booktelling e Professione Editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica, nell’ambito del secondo evento di Editoria in Progress “Olschki, un editore a cavallo di tre secoli”, organizzato dai due master e coordinato da Paola Di Giampaolo, responsabile progettazione e sviluppo dei master.
Nel corso dell’evento saranno anche consegnate agli allievi dei due master 11 borse di studio messe a disposizione dalle aziende partner IBS.it, INPS, Leggere S.r.l., Promedi, Casalini Libri e una in memoria di Marco Berrini.
L’evento vedrà la partecipazione attiva degli allievi dei master, che si trasformeranno in addetti stampa, giornalisti online, social media manager sotto la guida dei loro docenti.
L’incontro si svolgerà presso la sede di largo Gemelli 1 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ore 17, aula Vismara G.019.