di Maria Teresa Zanola *
Quella che si nasconde dietro l’acronimo Clil è la strada imboccata a livello internazionale per l’insegnamento disciplinare in lingua straniera e l’Università Cattolica è in prima linea nel nostro Paese, con i 6 corsi di formazione metodologica per insegnanti, e la grande innovazione, unica in Italia, dell’apertura di percorsi non solo in francese e in inglese, ma anche in spagnolo e tedesco (come spieghiamo qui a lato).
L’acronimo sta per Content and Language Integrated Learning e viene utilizzato in Europa a partire dai primi anni Novanta ad indicare l’insegnamento disciplinare in situazioni di apprendimento integrato di lingua straniera e contenuto, sulla spinta di ricerche di ambito glottodidattico, che avevano dimostrato che il grado di acquisizione di competenze linguistico-comunicative ottenuto dalle esperienze didattiche di tipo immersivo era di gran lunga superiore ai livelli ottenuti dal solo insegnamento della lingua straniera.
Questa metodologia innovativa si differenzia nelle sue finalità dall’insegnamento del linguaggio specialistico previsto dal sillabo di lingua straniera. Gli obiettivi linguistici sono di ordine secondario e non seguono la scansione progressiva tipica di un corso di lingua, bensì sono strettamente connessi a contenuti e attività di apprendimento della materia.
L’insegnamento disciplinare con metodologia Clil è ordinamentale dall’anno scolastico 2014-2015 nell’ultima classe dei licei e istituti tecnici di nuova istituzione, mentre l’ordinamento dei licei linguistici prevedeva già a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 l’insegnamento di due diverse discipline in due diverse lingue straniere, una dal terzo anno, l’altra dal quarto. La Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale dell’istruzione ha emanato inoltre delle norme transitorie - per i licei linguistici nel gennaio 2013 e per i licei e gli istituti tecnici nel luglio 2014 - grazie alle quali sono indicate e suggerite modalità operative che consentono un’introduzione graduale e flessibile dell’insegnamento Clil (a fronte tra l’altro di risorse interne ridotte e dei ritardi accumulati nell’organizzazione di corsi di formazione linguistico-comunicativa e metodologico-didattica rivolti ai docenti di discipline non linguistiche).
Obiettivi di questa modalità di insegnamento/apprendimento sono lo sviluppo di competenze bilingui (multilingui nel caso dei licei linguistici e/o nel caso di allievi di lingua madre diversa dall’italiano), nonché multi e interculturali, poiché incoraggiano una costante entrata/uscita da sistemi semantico-culturali diversi. Richiedere all’apprendente la capacità di rielaborare, riformulare, sintetizzare nella lingua di scolarizzazione contenuti appresi in una lingua straniera e/o viceversa, comporterebbe, tuttavia, forme di accertamento che prevedano tra i criteri di valutazione lo sviluppo delle competenze di mediazione.
Nell’approccio integrato la lingua è appresa attraverso il contenuto e contemporaneamente il contenuto è appreso attraverso la lingua. Pur promuovendo la competenza linguistico-comunicativa nella lingua straniera, la metodologia Clil finalizza le opportunità di esercitare abilità ricettive (ascolto e lettura) e produttive (parlare e scrivere) in lingua straniera allo sviluppo di competenze disciplinari. Lo scopo dell’uso della lingua straniera nell’insegnamento/apprendimento disciplinare è incoraggiare la riflessione sulla comprensibilità dell’input, sugli ostacoli che la specificità della lingua utilizzata può frapporre al raggiungimento degli obiettivi, sulla doppia focalizzazione su contenuti e lingua.
Più complessa della lingua utilizzata nella vita quotidiana, la lingua dello studio - usata per esprimere contenuti disciplinari - richiede tempi di apprendimento diversi rispetto alla lingua dell’interazione sociale. Mentre la comunicazione sociale è supportata da elementi non verbali, forniti sia dal contesto e sia dall’interazione, che facilitano la comprensione, la lingua utilizzata per scopi accademici è meno interattiva e meno contestualizzata. Vi è una maggiore “complessità cognitiva” determinata da un livello di maggiore astrazione nei contenuti disciplinari e, di conseguenza, negli obiettivi specifici.
L’efficacia del Clil risiede proprio in questa capacità di associare strategie linguistiche, contenuti disciplinari e processi cognitivi: componenti linguistiche come lessico, grammatica, fonologia e ortografia vengono acquisite grazie alla realizzazione di attività fondate nel sapere della disciplina, ma nel contempo integrano in uno stesso percorso didattico contenuti, lingua e operazioni cognitive.
* Docente di Lingua e Traduzione Francese all’Università Cattolica, direttore scientifico dei Corsi di formazione metodologica Clil per discipline non-linguistiche