C’è un filo rosso che durante la prima guerra mondiale unisce don Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, e padre Agostino Gemelli, futuro fondatore dell’Università Cattolica. Don Angelo dal maggio 1915 al marzo 1916 fu prima sergente di sanità, poi cappellano militare fino al termine del conflitto; padre Gemelli fu capitano medico e direttore del laboratorio di psicofisiologia presso il Comando Supremo. Entrambi, nei rispettivi ruoli, si impegnarono per la consacrazione dell’Esercito Italiano al Sacro Cuore di Gesù, avvenuta il 5 gennaio, primo venerdì dell’anno, con il fattivo supporto di Armida Barelli, futura cassiera dell’Università Cattolica.
Questo legame è stato più volte citato in occasione della presentazione del volume “Angelo Giuseppe Roncalli. Giovanni XXIII. «Io amo l’Italia». Esperienza militare di un Papa. Studi e documenti”, a cura di Goffredo Zanchi e Alessandro Angelo Persico per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, avvenuta martedì 19 febbraio in aula Bontadini.
All’incontro, introdotto dai saluti del rettore Franco Anelli e dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini e moderato dal docente di Storia medievale Gabriele Archetti, sono intervenuti Emanuele Contu, dell’Ufficio Scolastico Regionale, ed Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII.
Traendo spunto dal volume, Pietro Cafaro, direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, e Goffredo Zanchi, biografo di Roncalli e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Papa Giovanni XXIII, hanno offerto una ricostruzione dell’attività pastorale di don Roncalli in qualità di assistente spirituale facendo emergere aspetti poco conosciuti del suo pensiero, come il patriottismo, la visione della guerra, l’attenzione per la storia e le dinamiche storiche.
I relatori sono stati concordi nell’affermare che il libro colma una lacuna nella biografia di Angelo Roncalli relativa al suo ministero sacerdotale “in divisa”, periodo che, come lui stesso aveva dichiarato più volte anche da papa, aveva segnato in modo indelebile la sua vita e la sua maturazione umana, cristiana e sacerdotale. Il richiamo al valore della pace, in un mondo dominato dalla guerra fredda e diviso tra capitalismo e socialismo, sancito dall’enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963), tra i documenti pontifici che hanno segnato un’epoca, trova la sua definizione embrionale in quei terribili anni di guerra.
«Don Roncalli, ora patrono delle Forze Armate, ha servito la pace amando l’Italia, ha servito l’Italia amando la pace, e ha dimostrato una capacità di amore totalizzante per la terra e per il popolo», ha affermato nel suo intervento l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare d’Italia.
Pubblicato in occasione del centenario della conclusione della prima guerra mondiale e promosso dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII, con il sostegno dell’Ordinariato militare per l’Italia, il volume è corredato da un’ampia sezione documentaria - con un denso apparato critico di Alessandro Angelo Persico, ricercatore dell’Università Cattolica - che comprende schemi di omelie, tracce di discorsi, articoli su giornali e periodici del tempo, stralci di diari, ricordi, fotografie e lettere, che denotano l’intensità dell’attività svolta in quegli anni di guerra da don Roncalli.