di Nicole Feliciani *
Il 3 luglio, dopo una sessione estiva a ritmo serrato, sono finalmente pronta per iniziare il mio Charity Work Program in India. All’aeroporto di Hyderabad, capitale dello stato dell’Andhra Pradesh, mi attende l’autista del Bala Vikasa, l’Ong presso cui Alessandro, il mio compagno di viaggio, e io trascorreremo tre settimane come volontari.
L’ingresso nella realtà indiana è abbastanza soft, infatti, trascorro tutta la prima settimana al centro di formazione del Bala Vikasa. In questi sette giorni frequento un corso che insegna ai vari partecipanti a stendere progetti di sviluppo che siano sostenibili, che coinvolgano le comunità locale e che abbiano successo. Durante le lezioni incontro operatori di Ong di tutto il sud-est asiatico, in particolare dal Nepal, dal Bangladesh e dallo Sri Lanka. Con i miei compagni di corso parlo molto e tra una conversazione e l’altra mi faccio descrivere come vivono quotidianamente nei loro paesi. Dai loro racconti capisco che le difficoltà che affrontano quotidianamente sono molte, ma nonostante ciò tutti loro hanno la forza, la volontà e la voglia di continuare a imparare per migliorare i propri paesi e aiutare la propria gente.
Al termine del corso mi rimangono due settimane, che trascorro andando alla scoperta della vera India, quella dei villaggi senza elettricità, delle scuole affollate di bambini e dei coloratissimi sari delle donne che fanno chilometri e chilometri per recarsi al pozzo più vicino. L’accesso all’acqua è uno dei problemi più grande dell’Andhra Pradesh: molto spesso le pompe manuali dislocate nei vari villaggi non funzionano correttamente o sono insufficienti per il fabbisogno quotidiano, inoltre l’acqua proveniente dal sottosuolo nella maggior parte dei casi ha una concentrazione di fluoro troppo alta e dannosa per la salute. Per tutte queste ragioni il Bala Vikasa ha avviato una serie di progetti che hanno per obiettivo non solo portare acqua sicura nei villaggi, ma anche evitare che le donne perdano intere giornate di lavoro nei campi solo per raggiungere il pozzo più vicino e ridurre significativamente le malattie derivanti dall’acqua contaminata.
Oltre al numero di persone e di villaggi che ha potuto aiutare, ciò che più mi ha impressionato del Bala Vikasa è stato il suo modo di operare. Obiettivo di questa Ong, infatti, non è fare della beneficienza, ma avviare progetti di sviluppo che siano sostenibili e totalmente gestibili dalle comunità locali: dopo una prima fase di stretta collaborazione e formazione ogni progetto viene totalmente affidato ai comitati dei villaggi, i quali devono fare in modo che tutti funzioni correttamente. È solo affidando ai locali la possibilità di essere padroni del proprio futuro che si può davvero sperare in piccoli, ma costanti e significativi passi in avanti.
Da studentessa di Scienze Politiche particolarmente interessata alla cooperazione internazionale, da giovane donna e da cittadina di un “Paese avanzato”, la lezione più grande che ho avuto dalle persone che ho incontrato durante il mio viaggio in India è proprio che con i piccoli passi, con le piccole azioni si può andare molto lontano. Non servono clamori, non servono riflettori, ma solo la voglia di migliorare, la speranza e la capacità di credere in un futuro migliore.
* 21 anni di Cavernago (Bg), primo anno della laurea specialistica in Politiche Europee e Internazionali, facoltà di Scienze Politiche - Collegio Marianum