Sono diventata ormai una “globetrotter” dello stage internazionale, visto che negli ultimi tempi ho sommato varie esperienze di internship dentro e fuori le mura del nostro Paese. E, mentre vi racconto il mio stage al Parlamento europeo, sono già ad Harvard per un’altra esperienza abroad. Quella di Bruxelles, nasce da un sogno: le istituzioni europee hanno sempre rappresentato un sogno per me. Immaginarmi tutti gli Stati membri racchiusi in quattro mura, mi ha sempre affascinato così come l’ambito internazionale e legale. Ho un padre avvocato e, scegliendo la facoltà di Giurisprudenza e l’indirizzo Internazionale, ho voluto e potuto coniugare le due cose. Le attività all’interno del Parlamento europeo possono essere varie: dall’addetto stampa, alle lobby, all’interpretariato, all’assistente parlamentare. Io ho avuto la fortuna di affiancare quest’ultima figura professionale.
L’ufficio di un eurodeputato si basa infatti su un team unito e preparato: l’assistente nel paese di origine, l’assistente a Bruxelles e l’addetto stampa. In qualità di stagiaire, ho svolto principalmente il lavoro di “assistente”: la mole di lavoro era suddivisa tra me e il collega a Bruxelles, anche se le questioni più tecniche – come le proposte di emendamenti, interrogazioni parlamentari, ecc - le seguiva direttamente lui. A me toccavano principalmente ricerche sui temi legati alla Commissione parlamentare di appartenenza del deputato (quindi Affari esteri e Delegazione del Maghreb di cui il “mio” deputato era presidente), oltre a tradurre documenti, discorsi e redarre articoli, sempre dall’italiano al francese e inglese.
Un altro compito era quello di organizzare i viaggi di lavoro del deputato, oltre alle visite delle scuole che facevano richiesta direttamente all’onorevole per visitare il Parlamento nella sede di Bruxelles o Strasburgo. Il fatto di conoscere bene la lingua francese e inglese mi ha molto aiutato nel lavoro, così come a relazionarmi con il mondo europeo del Parlamento. Aver trascorso cinque mesi in Belgio, mi ha permesso inoltre di migliorare ulteriormente le lingue e di conoscere il linguaggio più tecnico, utilizzato nei rapporti lavorativi e formali.
Questo stage ha soddisfatto in pieno le mie aspettative, più di quanto potessi immaginare. Mi ha dato l’opportunità di vivere in una città cosmopolita e di incontrare grandi personalità politiche, ma anche di partecipare a conferenze sui temi più attuali e dibattuti come il cambiamento climatico, la crisi economica e i rapporti bilaterali dell’Ue. Grazie a questa esperienza ho imparato cosa sia il mondo del lavoro e come ci si debba comportare, apprendendo quali siano i requisiti fondamentali per lavorare in questo ambito professionale.
Un’esperienza extracurriculare del genere la consiglio a tutti: il mio stage al Parlamento Europeo l’ho trovato mandando il mio cv direttamente alle mail dei parlamentari che si trovano sul sito ufficiale. Se si volesse invece fare un’esperienza nell’ambito dell’amministrazione del Parlamento, vale a dire interpretariato e service juridique (che è indipendente dai parlamentari e quindi le modalità di accesso sono più “ufficiali”), tutte le informazioni si trovano on-line direttamente sul sito ufficiale del Parlamento Europeo, così come per le altre istituzioni.
Ora sono al quinto anno di Giurisprudenza, e con alle spalle un Erasmus, uno stage al Parlamento europeo e un altro presso la international law firm Clifford Chance di Milano, trovato grazie al sevizio pubblicazione annunci del Servizio stage e placement dell’ateneo, dove ho svolto un altro stage di tre mesi. Posso dire di aver soddisfatto la mia voglia di partire e di aver “approfittato” dei servizi che l’Università Cattolica offre ai propri studenti. Ho infatti trovato un valido supporto nel Servizio stage e placement, che mi ha sempre fatto pervenire i documenti da firmare, oltre a essere sempre disponibile per ogni richiesta di chiarimento.
Ma al mio percorso extracurriculare mancava un’esperienza più anglofona, e così ora ho già messo nel mio curriculum anche Boston, con la mitica Harvard. Ho fatto l’application on-line sul sito dell’università americana (c’è una sezione che consente di fare richiesta per usufruire dell’immensa Library), ho mandato il cv, partecipando contemporaneamente al bando Thesis abroad dell’Università Cattolica. In poco tempo Harvard ha accolto la mia richiesta, la Cattolica pure e sono rimasta negli Stati Uniti per due mesi. Ad Harvard ho trovato molto materiale sul diritto europeo: hanno una biblioteca divisa per piani e ogni piano per paese e si trova davvero di tutto. Il personale della Library è valido e disponibile: si sono messi a disposizione per ogni chiarimento e/o aiuto nella ricerca del materiale, dandomi preziosi consigli. Due professori mi hanno persino ammesso alle loro class, e così ho avuto anche la fortuna di partecipare alle loro lezioni durante la durata del mio soggiorno. Oltre a ciò, ho fatto una preziosa esperienza di vita: all’inizio è stato difficile, soprattutto inserirsi in un ambiente per alcuni versi chiuso e con persone di alto livello che competono tra loro ma anche questo mi è servito per mettermi in gioco e per capire il meccanismo per accedere a una università prestigiosa come questa. Bisogna cercare il più possibile di avere un Cv ricco di esperienze e di una bella carriera scolastica, oltre che molto internazionale. Con un po’ di pazienza, guardando qua e là su internet e servendosi del prezioso appoggio dei servizi più “internazionali” che la nostra università offre, si possono fare davvero splendide esperienze.
* 23 anni, quinto anno della laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza